Veneto: il soccorso alpino vi aiuta ma la colpa è vostra? Pagate

Pubblicato il 7 Ottobre 2011 - 14:55 OLTRE 6 MESI FA

VENEZIA – La rivoluzione del soccorso alpino in Veneto voluta dal governatore leghista Luca Zaia poggia su due pilastri fondamentali: più fondi, un milione di euro per i prossimi due anni, e l’introduzione dei ticket di risarcimento, da far pagare alle persone soccorse per “accertato” atteggiamento imprudente.

Andiamo con ordine: il Veneto è una delle regioni con il più alto tasso di soccorsi alpini in tutta Italia, molti dei quali però potrebbero essere evitati con una maggior attenzione degli escursionisti, sia scalatori che sciatori passando per i semplici amatori della montagna, e dagli appassionati del brivido che decidono di praticare sport o attività rischiose.

E se si pensa che ogni uscita costa alle casse dell’associazione più di 3mila euro e che secondo le stime il 60% delle volte l’emergenza è causata da negligenza, i conti sono presto fatti.

Per arginare il fenomeno, la Regione ha pensato di introdurre un ticket, una sorta di rimborso che deve pagare chi usa impropriamente i mezzi di soccorso, per scoraggiare chiamate inutili e soprattutto per far riflettere chi si imbarca in spericolate avventure, spesso senza pensare alle possibili conseguenze e senza stipulare un’assicurazione.

In particolar modo, le attività ricreative considerate “a rischio” verranno indicate in un elenco, stilato dalla Regione insieme ad alcune realtà interessate, per creare un’interpretazione uguale per tutti (come speleologia, parapendio, salto dal trampolino con lo sci, etc).

Se l’emergenza non c’è, l’utente quindi pagherà 150 euro l’ambulanza, 180 l’idroambulanza con infermiere e 100 l’intervento medico in aggiunta. Cifre valide per tutti, mentre per quanto riguarda il soccorso in elicottero, ci saranno delle piccole differenze sulla base della nazionalità: per gli stranieri costerà infatti 120 euro al minuto di volo, contro i 90 degli italiani, a cui la chiamata impropria viene “scontata” dall’amministrazione.

Il 20% in meno per i veneti scatta anche per l’intervento con sole squadre a terra, che prevede 200 euro per il diritto di chiamata di ciascun team (fino a tre operatori) e 50 per ogni ora aggiuntiva di lavoro oltre la prima, fino a un massimo di 1500 euro.

A far discutere è questa “differenziazione” per nazionalità: oltre ad essere un potenziale deterrente per il turismo, è anche abbastanza irrealistica visto che, come sottolineano gli esperti, sono gli stranieri quelli più preparati, equipaggiati e che hanno quasi sempre stipulato un’assicurazione.

Oltre a queste misure, a metà settembre è arrivata una delibera che ha stanziato 600 mila euro destinati a chi opera in questo settore, a cui andranno aggiunti i 400 mila euro promessi da Zaia e che andranno ad incrementare i fondi per il soccorso alpino, garantendo così lo standard di servizi minimo. Anche perché oggi, in quasi il 90% dei casi, le spese per acquistare l’attrezzatura è sostenuta in proprio dai volontari.