Sofiya Melnyk uccisa e gettata nel burrone, lui si è impiccato, lei aveva un nuovo amore

di Redazione Blitz
Pubblicato il 25 Dicembre 2017 - 11:11 OLTRE 6 MESI FA
sofiya-melnyk

Sofiya Melnyk, la donna scomparsa vicino Treviso e forse trovata morta

CORNUDA – Il cadavere di Sofiya Melnyk, 43 anni, è stato trovato in fondo a un burrone, dove era stato gettato, avvolto in un sacco nero per rifiuti, tra piatti di plastica, fazzoletti, pacchetti di sigarette. Era vestita, in posizione fetale.

L’assassino si è addentrato nei boschi, si è fermato all’altezza del terzo tornante del Grappa, la Strada Cadorna che parte da Semonzo, in comune di Romano d’Ezzelino (Vi). Dalla banchina ha gettato il sacco nela scarpata e si è allontanato. L’autopsia ci dirà i tempi del macabro rituale.

Il mistero della morte, ormai meglio dire assassinio, di Sofiya, ruota attorno a tre uomini: Pascal Daniel Albanese, 50 anni, un geologo emiliano di 70 anni e un medico di Treviso, conosciuto poche settimane prima della scomparsa.

Tutto fa pensare che a ucciderla sia stato Pascal Daniel Albanese, nato in Francia da padre italiano e madre francese, trovato morto, impiccato, domenica 26 novembre nella sua villetta di via Jona a Cornuda.

Tragedia nella tragedia, è stata la mamma di Pascal, Eliane, la prima a entrare in casa e scoprire il figlio morto, suicida. Accanto al corpo, i carabinieri hanno trovato un biglietto. Poche parole d’addio dove l’uomo avrebbe manifestato tutto il suo dolore per la scomparsa della compagna.

Senza apparente lavoro, ufficialmente ingegnere in pensione, Pascal Daniel Albanese ha sopportato per anni le assenze della compagna. Lei da anni passava i fine settimana a Rimini con un altro “fidanzato”, un geologo oggi settantenne.

Sofiya Melnik, arrivata molti anni fa da Kiev dove è nata, era un’interprete e pare lavorasse nei fine settimana a Bologna. La relazione con Pascal Daniel Albanese, nato in Francia da padre italiano e madre francese, era iniziata oltre dieci anni fa. Nel 2010 si erano trasferiti nella villetta di via Jona. Una vita all’apparenza normale anche se dai contorni non proprio usuali, secondo i vicini. Lui era disoccupato, lo confermano i vicini che da quando la coppia si era trasferita in via Jona dicono di averlo sempre visto a casa. “Diceva di essere un ingegnere in pensione. Lei usciva di sera per andare al lavoro, ma non abbiamo mai saputo cosa facesse”.

Ora che molti dettagli emergono, si sa che lei aveva almeno altri due uomini. A loro Sofiya presentava Pascal come “cugino”.

Tutto bene, fin quando lei non ha deciso di averne abbastanza di quella vita, di voler aspirare a qualcosa di meglio. Forse Pascal Daniel Albanese non ha retto quando Sofiya gli ha detto: “Ti lascio per sempre”.

Quella frase, ha ricostruito Laura Bon sul Gazzettino di Venezia, ha rotto un equilibrio perfetto che si è spezzato fra l’11 e il 15 novembre, quando Sofiya ha presentato al “cugino” Pascal il medico siculo-trevigiano con cui aveva intrecciato la sua più recente relazione. E quando ha detto al compagno delle sue intenzioni. Ma forse Pascal aveva già capito tutto.

Pascal non l’ha bevuta, questa volta e ha capito che Sofiya gli aveva preferito il nuovo amore, un ultra 50enne di origini meridionali, con storie già finite alle spalle, la voglia di ricominciare e un carattere generoso e sensibile. L’incontro avviene l’11 novembre nella villetta di via Jona a Cornuda dove il professionista si sarebbe recato su pressione della donna per prendere delle misure tecniche in mansarda. E Sofiya gli presenta Pascal come fosse suo cugino, secondo quanto raccontato dal medico stesso. Intervistato da Milvana Citter per il Corriere del Veneto, il medico si è lasciato andare:

“Non conta il tempo che abbiamo passato insieme, perché la nostra è stata fin da subito una storia importante. Non auguro a nessuno di provare quello che sto provando. Mi manca ogni minuto”».

I tre uomini si sono incontrati il 17 novembre, quando sono stati convocati dai militari dell’Arma per ricostruire le ultime giornate in cui hanno visto e frequentato Sofiya. Una settimana dopo il suicidio di Albanese. Come racconta Giorgio Barbieri sulla Tribuna di Treviso, l’incontro in caserma ha della pochade. La fonte è il settantenne geologo: «Il medico si presenta dicendo: piacere, sono il fidanzato di Sofiya, son stato con lei le ultime settimane». «Piacere, io sono il compagno di Sofiya da 9 anni», gli risponde il geologo settantenne di Rimini. E Pascal? Pascal, aggiunge sempre il geologo, «l’ho solo incrociato perché stava per andare a deporre in un’altra stanza. E quando mi ha visto aveva due occhi sbarrati perché tutto si aspettava fuorché di trovarmi lì».

Ai tre viene anche fatto leggere un breve scambio di sms tra la donna e il medico: «Vieni a cena?», le aveva chiesto il professionista alle 18.25 del 15 settembre. La risposta gli è però arrivata due ore dopo: «Non posso più, una delle mie amiche è andata in grave crisi». Una risposta che non convince gli inquirenti e i tre uomini, concordi nell’affermare che non era in quel modo che la donna solitamente rispondeva ai messaggi. Quello è stato forse l’ultimo cenno di vita di Sofiya. O forse era già morta e il suo assassino ha scritto quell’ultimo messaggio poco prima di spegnere per sempre il telefonino. Forse era già sulla strada dove avrebbe buttato il cadavere. Ai carainieri risulta che il portatile si è spento poco dopo aver agganciato una cella telefonica di Onigo di Pederobba, a pochi chilometri dalla loro casa. Il burrone in fondo al quale è stato recuperato il cadavere si trova a 15 km da lì, poco più di un quarto d’ora di macchina. Possiamo immaginare  il viaggio disperato dell’uxoricida, il viaggio senza ritorno di Sofiya.

Sofiya Melnyk era scomparsa il 15 novembre scorso da Cornuda (Treviso). Un cacciatore ha trovato il corpo di una donna lungo una scarpata del Monte Grappa al confine tra le province di Vicenza e Treviso.

La scomparsa della donna, avvolta dal mistero, era stata segnalata ai militari dal convivente, Pascal Daniel Albanese, che poi si era ucciso il 26 novembre. Il corpo di Sofiya è stato recuperato da vigili del fuoco di Bassano del Grappa (Vicenza), quindi la salma è stata trasferita all’obitorio di Treviso. Sul luogo del ritrovamento hanno operato carabinieri del nucleo operativo e della scientifica di Treviso e i carabinieri della scientifica di Vicenza e della stazione di Romano d’Ezzelino. Secondo fonti dei carabinieri se si trattasse della donna scomparsa potrebbe trattarsi di un caso di omicidio-suicidio anche ma gli investigatori tengono aperta qualsiasi pista.