Soter Mulè, una lettera ai genitori di Paola: “Non volevo farle male”

Soter Mulè

ROMA – Deve averci pensato per giorni poi, alla fine, Soter Mulè ha deciso di fare un passo che gli sarà costato parecchio. Scrivere una lettera dai suoi arresti domiciliari, l’unico modo per raggiungere la famiglia di Paola Caputo, e chiedere scusa. Scrive che gli dispiace, che in quel garage nel quale Paola, la loro figlia di 23 anni, ha trovato la morte, lui non voleva far male a nessuno. Che quel gioco, che doveva essere erotico nelle intenzioni, non doveva risultare mortale o neanche vagamente pericoloso.

Più o meno quello che ha detto davanti al giudice, una ricostruzione alla quali i magistrati hanno dato prova di credere, accusandolo di omicidio colposo, reato meno pesante dell’omicidio volontario. Il permesso per scrivere la lettera Soter lo aveva avuto la scorsa settimana. Ora quella pagina di carta imbustata, che immaginiamo sia stata elaborata e pensata a lungo, è arrivata nelle mani del parroco del paese di Paola, quel paese della Puglia dal quale era partita anni fa per andare a Roma a studiare. Genitori cattolici e osservanti, raccontano le cronache, chissà se saranno pronti a perdonare o anche solo a comprendere le ragioni di un uomo che, seppur involontariamente, è accusato della morte della loro figlia. 

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