Spiate in bagno ufficio: dipendenti risarcite ma licenziate

di redazione Blitz
Pubblicato il 4 Marzo 2016 - 17:38 OLTRE 6 MESI FA
Spiate in bagno ufficio: 4 dipendenti risarcite ma licenziate

Spiate in bagno ufficio: 4 dipendenti risarcite ma licenziate

PISTOIA – Nei bagni dell’azienda dove lavoravano era nascosta una telecamera. Per questo quattro ex dipendenti della Bardelli Casa di Pistoia avranno diritto a un risarcimento totale di 105 mila euro. Lo ha stabilito il giudice del Lavoro Maria De Renzis che ha riconosciuto il danno morale delle 4 lavoratrici spiate in bagno. Il giudice però ha respinto il ricorso delle 4 donne contro il successivo licenziamento, a loro avviso illegittimo perché frutto di una ritorsione per la querela. Secondo il giudice le quattro dipendenti furono mandate a casa per effettiva crisi dell’azienda che presentava bilanci negativi già dal 2003. Pochi mesi dopo il loro licenziamento, la stessa azienda ha chiuso i battenti.

Ne parla Tiziana Gori sul quotidiano Il Tirreno:

In sede penale, nell’ottobre del 2014, la vicenda ha visto, in primo grado, la condanna a un anno e sei mesi per Benedetto Bardelli , 48 anni, figlio dei titolari dell’azienda di Bottegone, specializzata nella produzione e vendita di biancheria per la casa.

Il giudice monocratico,Daniela Bizzarri, l’ha ritenuto colpevole del reato di interferenze illecite nella vita privata (articolo 615 bis del Codice penale). A ciascuna delle quattro ex dipendenti Bardelli è stato condannato a pagare una provvisionale di 10.000 euro, con il versamento effettivo della cifra legato alla sospensione della pena.

Tutto era nato da una denuncia-querela sporta nel luglio 2010. Si erano accorte, qualche tempo prima, di un comportamento sospetto. Quando una di loro andava in bagno, Bardelli si alzava dal posto di lavoro per piazzarsi di fronte a un altro computer. Approfittando dell’assenza di altre persone il 13 luglio due di loro avevano ispezionato il bagno, scoprendo una piccola telecamera con l’obbiettivo direzionato verso il water, e collegato attraverso una serie di cavi al pc posto davanti alla porta di ingresso del bagno.

Esaminando il computer, avevano scoperto un’icona, contenente a sua volta molte immagini registrate delle quattro donne in bagno. Una volta copiati i file video avevano parlato della scoperta con i titolari, sporgento denuncia.

Al ritorno dalle ferie si erano rese conto che nei confronti dell’uomo non era stata alcuna sanzione disciplinare, e che dal pc era sparito l’hard disk che fino a pochi giorni prima era visibile nella colonna. A ottobre il datore di lavoro aveva avviato le procedure di cassa integrazione. A dicembre era arrivata la lettera di licenziamento, per “giustificato motivo” a causa del perdurare della crisi.

Le lavoratrici hanno contestato la decisione. Tramite i loro avvocati hanno presentato, nel 2011, ricorso al Tribunale del lavoro per avere (in via principale) la dichiarazione di nullità dei licenziamenti, o (in via subordinata) la dichiarazione di illegittimità. Secondo il giudice del lavoro era invece evidente la situazione di difficoltà della Bardelli Casa, e quella del titolare è stata una scelta imprenditoriale non censurabile.

Ritiene invece sia stata fornita “ampia dimostrazione” del danno morale ricevuto, e in base all’ex articolo 2087 del Codice civile ha disposto il pagamento complessivo di 105.000 euro per le quattro donne. Di cui una, al momento del licenziamento, era vicina alla pensione. Solo un’altra ha trovato lavoro, part time.