Stato-mafia, Napolitano: “Non ho nulla da riferire ai magistrati di Palermo”

di redazione Blitz
Pubblicato il 25 Novembre 2013 - 11:05 OLTRE 6 MESI FA
Giorgio Napolitano

Giorgio Napolitano

PALERMO – Sulla trattativa Stato-Mafia il presidente Napolitano non ha nulla da riferire. “Non ho da riferire alcuna conoscenza utile al processo, come sarei ben lieto di potere fare se davvero ne avessi da riferire”. E’ quello che si legge in un passaggio della lettera inviata dal capo dello Stato alla Corte d’Assise di Palermo che celebra il processo sulla trattativa Stato-mafia.

Napolitano, su richiesta della Procura, era stato citato come teste per riferire di una lettera ricevuta dal suo consigliere giuridico Loris D’Ambrosio.  “L’essenziale è il non avere io in alcun modo ricevuto dal dottor D’Ambrosio qualsiasi ragguaglio o specificazione circa le ‘ipotesi’, solo ‘ipotesi’ da lui enucleate”. Napolitano esclude di aver avuto indicazioni dal suo ex consigliere giuridico, Loris D’Ambrosio, anche sul ‘vivo timore’ a cui questi “ha fatto – scrive il presidente della Repubblica – il generico riferimento nella drammatica lettera del 18 giugno”.

Proprio sulla missiva ricevuta da D’Ambrosio, finito nelle polemiche per alcune sue conversazioni intercettate con l’ex ministro Nicola Mancino, è stato chiamato a deporre il capo dello Stato. “Né io avevo modo e motivo, neppure riservatamente- precisa Napolitano – di interrogarlo su quel passaggio della sua lettera. Né mai, data la natura dell’ufficio ricoperto dal dottor D’Ambrosio durante il mio mandato, come anche durante il mandato del presidente Ciampi, ebbi occasione di intrattenermi con lui su vicende del passato, relative ad anni nei quali non lo conoscevo ed esercitavo funzioni pubbliche del tutto estranee a qualsiasi responsabilità di elaborazione e gestione di normative antimafie.

D’Ambrosio nella lettera del 18 giugno 2012 rivelava a Napolitano il timore di “essere stato considerato solo un ingenuo e utile scriba di cose utili a fungere da scudo per indicibili accordi”, riferendosi ad un periodo di tempo che va dalla fine degli anni ’80 ai primi anni ’90, quando era in servizio all’Alto Commissariato per la Lotta a Cosa Nostra e al Ministero della Giustizia.

Solo poche settimane prima erano state diffuse le intercettazioni tra D’Ambrosio e l’ex ministro Nicola Mancino in cui quest’ultimo sollecitava il Quirinale a tutelarlo nell’inchiesta di Palermo.