Stefano Cucchi, la lesione vertebrale “risale al 2003”. Ma la sorella smentisce

Pubblicato il 23 Maggio 2012 - 15:44 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Secondo un certificato depositato dai pm alla Procura di Roma e che sarebbe stato rilasciato dall’ospedale Sandro Pertini il 25 agosto del 2003, la lesione della vertebra L3 di Stefano Cucchi, riscontrata dai medici dell’ospedale Fatebenfratelli quando lo visitarono nell’ottobre del 2009, risaliva in realtà a 6 anni prima l’arresto, al 2003 per l’appunto. La sorella di Cucchi, Ilaria, però dice che non è vero: ”Non esiste nessun referto medico di frattura di L3 ulteriore e diverso fatto da sanitari diversi da quelli del Fatebenefratelli – scrive – Nessuno ha mai in precedenza diagnosticato una frattura, che gli è stata procurata dagli agenti di polizia penitenziaria che la procura vuole evidentemente difendere”.

Il certificato, depositato dai pm della Procura di Roma, rilasciato dall’ospedale Sandro Pertini il 25 agosto del 2003 venne fatto, si dice, quando Cucchi si recò in ospedale affermando di essere caduto accidentale in seguito ad assunzione di alcolici. Al Pertini, secondo il documento in mano ai pm, Cucchi fu sottoposto a una radiografia, rifiutò il ricovero e l’incidente rimase senza conseguenze.

Il certificato potrebbe dunque smentire quanto sostenuto dalla parte civile secondo cui la lesione si sarebbe verificata durante il pestaggio compiuto il 16 ottobre del 2009 dagli agenti della penitenziaria presso le celle sotterranee del tribunale di Roma.

Per i legali dei familiari quella lesione sarebbe uno dei fattori che portò al deterioramento fisico di Cucchi e alla sua morte. Il referto, al contrario, confermerebbe la tesi della Procura per la quale il geometra non morì per quella lesione ma per la negligenza di chi lo ebbe in cura all’ospedale nel 2009. Una conclusione che giustificò la contestazione, da parte dei pm Vincenzo Barba e Maria Francesca Loy, del reato di lesioni nei confronti di tre poliziotti della penitenziaria rispetto a quella di omicidio preterintenzionale sollecitata, invece, dalla parte civile.

La sorella di Stefano, Ilaria, smentisce la veridicità di questo nuovo documento e scrive: ”Mi trovo in questo momento di fronte ai periti che hanno appena sballato i documenti e reperti del corpo di mio fratello e sono stati visionati. Esprimo viva soddisfazione per quanto si e’ svolto oggi a Milano. Il pm Barba è a Roma ed evidentemente è agitato. Le lastre e i documenti a cui fa riferimento erano ben note da mesi. E non dicono nulla, ma proprio nulla di diverso e di nuovo. Se non si trattasse delle morte di Stefano troverei comico il fatto che si sbandieri come nuovo e dirompente un dato che non esiste, non è mai esistito ed è frutto esclusivo ancora una volta delle elucubrazioni dei consulenti del pm così convincenti da costringere i giudici della corte di Roma a mandarci oggi a Milano dai professori Grandi e Cattaneo. La verita’ su mio fratello si fa qui a Milano e non a Roma”.