Stefano Cucchi, Pietro Grasso: “Chi sa parli, Stato non sopporta impunità”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 4 Novembre 2014 - 12:42 OLTRE 6 MESI FA
Stefano Cucchi, Pietro Grasso: "Chi sa parli, Stato non sopporta impunità"

Stefano Cucchi

ROMA – “Chi sa parli, lo Stato non può sopportare l’impunità”. Pietro Grasso, presidente del Senato, lo ha detto la mattina del 4 novembre parlando della sentenza sul caso di Stefano Cucchi. Dopo la sentenza di assoluzione della Corte d’appello di tutti gli imputati, il Pg Luigi Ciampoli ha annunciato il ricorso dopo che vedrà le motivazioni dell sentenza.

Grasso ha espresso solidarietà alle famiglie delle vittime e ha detto:

“Vorrei fare un appello. Ci sono dei rappresentanti delle Istituzioni che sono certamente coinvolti in questo caso. Quindi, chi sa parli. Che si abbia il coraggio di assumersi le proprie responsabilità, perché lo Stato non può sopportare una violenza impunita di questo tipo”.

Il presidente del Senato ha poi aggiunto:

“Intanto è doverosa e giusta la solidarietà alle famiglie delle vittime di violenza. La violenza non può far parte della dignità di uno Stato civile, soprattutto quando viene da rappresentanti delle istituzioni. Noi speriamo di continuare a cercare la verità, nonostante ci siano state delle sentenze che non hanno saputo o potuto trovarla. Pensiamo – ha concluso Grasso – che bisogna continuare su questa strada dando la massima solidarietà ai familiari delle vittime”.

La Procura Generale di Roma “valuterà la sussistenza di motivi” per ricorrere in Cassazione “dopo aver letto le motivazioni” della sentenza di assoluzione in appello degli imputati per la morte di Stefano Cucchi, ha detto Ciampoli:

“La Procura Generale di Roma esaminerà, con la lettura delle sentenza, la motivazione che darà la Corte d’assise di appello alla decisione di non accogliere le richieste di condanna degli imputati, fatte con ampia e argomentata requisitoria dal Pg di udienza, valutandone la congruità, la coerenza e la legittimità”.

E poi ha aggiunto:

“Valuterà, di conseguenza la sussistenza di motivi di ricorso in Cassazione, dove già pende altro ricorso, sempre presentato dalla Procura Generale di Roma, contro un’altra sentenza relativa alla presunta responsabilità del personale medico del carcere di Regina Coeli che diede assistenza a Cucchi prima del trasferimento all’ospedale Pertini”.