Stefano Cucchi, sindacato polizia Coisp: “Colpe? Si guardi in famiglia”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 2 Novembre 2014 - 07:00 OLTRE 6 MESI FA
Stefano Cucchi, sindacato polizia Coisp: "Colpe? Si guardi in famiglia"

Stefano Cucchi, sindacato polizia Coisp: “Colpe? Si guardi in famiglia”

ROMA – “Si guardi in famiglia”: il sindacato di polizia Coips torna sulla sentenza sulla morte di Stefano Cucchi, che ha assolto tutti gli imputati. Rivolto alle parole della sorella del trentenne romano, Ilaria Cucchi, il segretario generale Franco Maccari dice:

“Basta con questa illogica ed insostenibile ricerca del colpevole ad ogni costo, perché a dire la vera verità le morti realmente violente che oltre tutto non hanno trovato giustizia né responsabili a cui far pagare il conto sono ben altre. Basta con questa non più sopportabile cantilena dell’inspiegabilità di un evento sia pur triste e luttuoso, se si vogliono sondare le ragioni di certe sciagure si guardi prima di tutto altrove, magari in famiglia”.

Maccari chiede di

“smetterla con le pesanti recriminazioni contro il sistema istituzionale perché non se ne può veramente più. Basta con il rifiuto delle sentenze, ma solo quando non fanno comodo. Basta con questa smania giustizialista che punta agli Appartenenti alle forze dell’ordine e che spinge sempre e solo a cercare la pagliuzza negli occhi degli altri…”.

Maccari parla di Cucchi come del “geometra” romano arrestato il 15 ottobre 2009 per droga e deceduto una settimana dopo nell’ospedale Sandro Pertini e aggiunge a proposito della sentenza che ad essa

“sono seguite pesantissime recriminazioni da parte soprattutto dei familiari di Cucchi, che hanno criticato la pronuncia dei giudici definendola inspiegabile, assurda, vergognosa e quant’altro, perché a loro dire non è possibile che il proprio congiunto sia morto senza che qualcuno ne sia responsabile”.

Aggiunge poi Maccari, citato dall’agenzia Agi:

 “E’ ora che le persone che normalmente cercano attorno a sé i capri espiatori per spiegare tutto quello che non funziona nella loro vita, comincino ad assumersi le proprie responsabilità. Le forze dell’ordine hanno un lavoro da svolgere e continueranno a farlo, senza che questo continuo tiro al bersaglio possa intimidirle o scalfirne il senso del dovere. Dopo di che, se e quando il Paese riterrà che il nostro servizio non serva più, allora torneremo a vite più umane e serene. Ma fino ad allora il nostro servizio continueremo a svolgerlo lealmente come sempre, anche se purtroppo qualcuno vuole affermare che non solo non vale nulla, ma che addirittura rappresenta un pericolo per gli altri. Non possiamo che considerarli deliri dovuti al grande dolore della perdita di una persona amata, chiedendoci pero’ se altrettanta foga e perseveranza sia stata profusa quando quella persona era in vita per affrontare altre questioni. In tutti i casi, certamente affermare che la morte di Stefano Cucchi sia colpa dei giudici che non hanno ravvisato responsabilità in chi lo ha avuto in consegna o, prima ancora, di chi lo ha avuto in consegna secondo i precisi dettami della nostra professione, è qualcosa che non sta né in cielo né in terra e di cui, sinceramente e bando all’inutile pietismo, non se ne può davvero più”.