Stefano Cucchi, al via il processo. La sorella: “E’ già una grande cosa”

Pubblicato il 24 Marzo 2011 - 20:25 OLTRE 6 MESI FA
stefano cucchi

Stefano Cucchi

ROMA – Sarà un processo lungo quello che dovrà stabilire cosa è accaduto a Stefano Cucchi, il romano di 31 anni che, fermato dai carabinieri per droga il 15 ottobre 2009, morì la settimana successiva al reparto detenuti dell’ospedale Sandro Pertini di Roma. I tempi saranno dettati dalle 150 persone di cui la III Corte d’assise della capitale ha autorizzato la citazione come testimoni.

Il 24 marzo, nell’aula bunker del carcere di Rebibbia, si è celebrata la prima udienza. Dodici sono gli imputati: gli agenti della polizia penitenziaria Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Domenici; i medici Aldo Fierro, Stefania Corbi, Luigi De Marchis Preite, Rosita Caponetti, Flaminia Bruno e Silvia Di Carlo; gli infermieri Giuseppe Flauto, Elvira Martelli e Domenico Pepe.

A seconda delle rispettive posizioni processuali, sono contestati reati che vanno dalle lesioni e abuso di autorità, al favoreggiamento, all’abbandono di incapace, abuso d’ufficio e falsità ideologica.

Una tredicesima persona non è più nel processo. Il direttore dell’Ufficio detenuti e del trattamento del Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria, Claudio Marchiandi, è stato già condannato a due anni dopo il rito abbreviato.

Chiari i fatti di cui il processo si occuperà. Per i pm Vincenzo Barba e Maria Francesca Loy, Stefano Cucchi il 16 ottobre 2009 fu picchiato nelle camere di sicurezza del tribunale in attesa dell’udienza di convalida, caddero nel nulla le sue richieste di farmaci, e in ospedale praticamente fu reso incapace di provvedere a se stesso e lasciato senza assistenza, tanto da portarlo alla morte.

La prima udienza del processo è stata tecnica. Il tempo di ammettere come parte civile il Tribunale per i diritti del malato che si aggiunge ai familiari di Cucchi e al comune di Roma già ammessi in udienza preliminare, di risolvere una serie di questioni preliminari (respinte, tra le altre, le richieste celebrare il processo a porte chiuse e senza telecamere, e quella di annullare il rinvio a giudizio di uno degli imputati per un’errata notifica), e di rinviare l’inizio formale del dibattimento al 28 aprile per sentire i primi otto testimoni.

Alla fine, restano le parole di Ilaria Cucchi, sorella di Stefano. ”Riguardandomi indietro è una grande cosa che il processo sia iniziato – ha detto – Per noi è difficile essere qui a ricordare quanto è accaduto. Soprattutto perché siamo convinti che la verità è ancora lontana. E’ passato un anno e mezzo e stento ancora a credere che Stefano sia morto. Il percorso che stiamo iniziando sarà lungo. A volte spero che tutto vada a monte per ricominciare dall’inizio e trovare davvero la verità. Per i pm Stefano sarebbe morto anche se fosse stato a casa. Ma non è così; non è morto per abbandono dei medici”.