Stepchild adoption, sì dei giudici di Torino a 2 coppie

di Spartaco Ferretti
Pubblicato il 27 Maggio 2016 - 13:54 OLTRE 6 MESI FA
Stepchild adoption, sì giudice Torino a 2 coppie: sono famiglie

Stepchild adoption, sì giudice Torino a 2 coppie: sono famiglie

TORINO – Via libera da parte della Corte d’appello di Torino alla stepchild adoption. I giudici della sezione per i minorenni, con due sentenze distinte, hanno accolto le richieste presentate da due coppie di donne di adottare i figli delle rispettive partner. In primo grado le domande erano state respinte.

Il primo caso di stepchild adoption accolto dalla Corte d’appello di Torino riguarda una donna che ha chiesto e ottenuto di adottare il figlio di cinque anni della donna che nel 2015 aveva sposato in Islanda.

Il secondo e’ quello di due donne, conviventi dal 2007 e sposate in Danimarca nel 2014, che volevano adottare le rispettive figlie – nate con inseminazione artificiale – oggi di 7 e 5 anni. In entrambi i casi un magistrato della procura generale di Torino, Giulio Toscano, aveva dato parere favorevole.

Spiega Sarah Martinenghi su Repubblica:

Il sostituto procuratore generale Giulio Toscano aveva espresso parere favorevole in udienza per tutte le coppie, in quanto il codice gia’ prevede questa possibilità semplicemente applicando la norma prevista “in casi particolari”, ovvero l’opportunità di adozione anche da parte di qualcuno che non sia un genitore biologico: “Non c’è uno stato di abbandono, esiste un forte legame affettivo, sono già una famiglia. Si impone, assai semplicemente, la tutela di una situazione di fatto”. Le coppie di donne sono assistite dagli avvocati Antonio Dionisio, e Fabio Deorsola. I giudici vanno anche oltre, citando nelle loro motivazioni anche la Corte europea dei diritti dell’uomo “che fornisce una definizione del concetto di vita familiare fondamentalmente ancorata ai fatti e non tanto basata su condizioni giuridiche”; e ancora “nessun rilievo può avere la circostanza che il ruolo familiare sia formato da un’unione affettiva eterosessuale ovvero tra persone dello stesso sesso”.

Un principio, questo, accolto anche dalla Corte di cassazione in una pronuncia del febbraio del 2015. Per esprimersi, la Corte d’appello ha comunque valutato tutti gli aspetti pratici dei casi affrontati, parametri come la situazione personale ed economica delle richiedenti, la salute, l’ambiente familiare, valutando come “i minori siano sereni e allegri, ben accuditi, in un ambiente familiare altrettanto lieto”.