Stirare al chilo per arrotondare, idea delle “casalinghe disperate”

Pubblicato il 13 Settembre 2011 - 00:00 OLTRE 6 MESI FA

“Fare le pulizie per due ore al giorno non bastava più ad andare avanti, così mia moglie si è inventata una seconda attività”. Non usa mezzi termini Daniele Zanchi, trentenne di Stezzano, in provincia di Bergamo. La crisi si sente eccome, e se hai soltanto un lavoretto part time in qualche modo ti devi arrangiare. Ad esempio? Ispirandosi, per il nome, a una famosa serie televisiva e mettendo su un’attività a costo quasi zero. Maritza Egas e colleghe si fanno chiamare “casalinghe disperate”: non ci hanno messo troppa fantasia, è vero, ma l’etichetta presa a prestito rende bene l’idea.

La squadra è formata da quattro donne fra i trenta e i quaranta che ogni giorno stirano la biancheria per gli altri. Ma dove sta l’innovazione? “Di solito le donne di servizio si fanno pagare a ore – spiega Daniele – ma non è possibile conteggiare quanti capi realmente vengano stirati in sessanta minuti, noi invece andiamo a casa della gente e pesiamo la biancheria al chilo, in modo che i clienti sappiano già la cifra che spenderanno”. A questo vantaggio si aggiunge quello dei prezzi modici: un chilo di biancheria stirata “mista” costa appena tre euro, ma attenzione, le camicie si calcolano a parte, perché la stiratura richiede più cura. «Per ogni camicia vanno calcolati due euro, ma nel prezzo noi comprendiamo anche il trasporto e la consegna a domicilio».

Ecco come funziona l’attività: le chiamate dei clienti (il numero è 339.71.85.483) vengono smistate da Daniele, che si occupa anche di ritirare la biancheria da stirare a casa dei clienti, di pesarla, consegnarla a Maritza e alle altre “desperate housewives” e riportarla a domicilio in cumuli ben piegati e profumati. “La nostra attività è cominciata a metà luglio ma abbiamo già accumulato circa 25 clienti fissi, alcuni dei quali ci chiamano settimanalmente, altri invece in maniera più occasionale”. Il raggio d’azione va oltre Stezzano e si estende fino a Bergamo città. La comunicazione del servizio finora si è basata principalmente sul passaparola: “Anche qualche giornale ha parlato di noi – conclude Daniele – e in futuro potremo pensare anche all’uso dei social network, che per ora abbiamo trascurato”.

Ultima curiosità: l’organico delle “casalinghe disperate” non è ancora definitivo. Il numero da contattare non serve solo a trovare nuovi clienti ma anche a offrire lavoro a nuove aspiranti artiste del ferro da stiro.

[gmap]