Strage mafia a Foggia: vietati i funerali del boss e del cognato uccisi

di redazione Blitz
Pubblicato il 11 Agosto 2017 - 11:41 OLTRE 6 MESI FA
Strage mafia a Foggia: vietati i funerali del boss e del cognato uccisi

Strage mafia a Foggia: vietati i funerali del boss e del cognato uccisi

FOGGIA – Niente funerali per Mario Luciano Romito, boss 50enne della mafia sul Gargano e il cognato Matteo De Palma, 44 anni, ammazzati mercoledì in un agguato sulla strada tra San Marco in Lamis e Apricena. Il questore di Foggia li ha vietati: i due boss sono stati tumulati all’alba di venerdì 11 agosto nel cimitero di Manfredonia.

Per Aurelio e Luigi Luciani, 43 e 48 anni, i due contadini, rimasti vittime dell’agguato perché testimoni oculari involontari, i funerali si svolgeranno invece nel pomeriggio a San Marco in Lamis, cittadina nella quale risiedevano e dove erano conosciuti come onesti lavoratori.

Mentre proseguono controlli e perquisizioni a tappeto sul Gargano, sono emersi nuovi agghiaccianti dettagli sulla strage. Tutto è accaduto in pochi minuti, intorno alle 10, sulla strada provinciale 272, nei pressi della vecchia stazione di San Marco in Lamis. L’obiettivo del commando armato si trovava in un Maggiolone: Romito era a capo dell’omonimo clan che negli ultimi anni si è contrapposto al clan Li Bergolis nella cosiddetta faida del Gargano. Con lui c’era il cognato che gli faceva da autista.

Stando ai rilievi è stata una esecuzione in piena regola: il boss è stato colpito alla nuca, così come il cognato, da un colpo sparato da un’arma lunga, probabilmente un fucile. Aurelio Luciani uno dei due agricoltori, è stato invece colpito al fianco e a un gluteo, il fratello Luigi alla testa e da un proiettile anche alla nuca. I due viaggiavano su un Fiorino bianco.

Secondo la ricostruzione fatta dai carabinieri del Comando provinciale di Foggia che indagano sull’episodio, un’automobile con i sicari a bordo avrebbe affiancato il Maggiolone e i killer avrebbero aperto il fuoco con un fucile d’assalto kalashnikov Ak-47 e un fucile da caccia calibro 12, uccidendo sul colpo Romito e De Palma. Poi il commando si è messo all’inseguimento del Fiorino a bordo del quale stavano tentando di fuggire due contadini, testimoni scomodi – a quanto sembra – del duplice omicidio.

I due agricoltori hanno visto tutto e hanno capito di essere in pericolo: avrebbero quindi tentato la fuga ma sono stati raggiunti e uccisi. Uno dei due contadini ha cercato anche di fuggire a piedi ma i killer non hanno avuto nessuna pietà e hanno continuato a sparare. Uno dei due fratelli era ancora vivo quando è stato trasportato nell’ospedale di San Severo dove però è morto poco dopo. Nel Fiorino sono stati trovati dai carabinieri attrezzi utilizzati per coltivare la terra e raccogliere verdure: i due agricoltori nulla avevano a che far con il boss e il cognato.