Strage piazza Fontana. Giovanni Ventura è vivo anche se gravemente malato

Pubblicato il 3 Agosto 2010 - 23:43| Aggiornato il 4 Agosto 2010 OLTRE 6 MESI FA

Giovanni Ventura è vivo. Ad assicurarlo Deni Di Biaggio un amico dell’ex terrorista nero, coinvolto nella vicenda giudiziaria relativa alla strage di Piazza Fontana, e dato per morto a Buenos Aires.

”Sta male, molto male come sempre e si mantiene in vita con il respiratore artificiale”, ha precisato in merito. L’edizione in italiano di Wikipedia, comunque, lo dà già per morto, affermando che il decesso è avvenuto lunedì. L’amico che ha smentito però tali voci ha ricordato che Ventura tre anni fa è stato colpito da un’artrite deformante, una malattia che, da oltre due anni, gli ha impedito di raggiungere, come faceva tutti i giorni fin da quando lo aveva aperto, oltre sedici anni fa, il ristorante Filò, situato nel centro di Buenos Aires e da lui così  battezzato in ricordo dei ‘Filò’, termine delle riunioni serali della tradizione veneta.

”Succeda quel che succeda è chiaro che la moglie di Giovanni, Sandra, vuole discrezione, vuole cioé avere un profilo basso”: lo afferma Deni Di Biaggio. ”Dopo le telefonate che mi sono giunte, la prima da Venezia, ho sentito al telefono mezz’ora fa Sandra, che ha smentito la notizia della morte”.

Giovanni Ventura – di origine veneta, 65 anni lo scorso novembre – che ha scontato condanne per associazione sovversiva, è sposato con un’argentina di nome Sandra e ha un bambino. Ventura era stato condannato all’ergastolo in primo grado a Catanzaro il 23 febbraio 1979 a conclusione del primo processo per la strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969.  Con lui erano stati condannati Franco Freda e Guido Giannettini.

L’anarchico Pietro Valpreda e il neofascista Merlino erano stati condannati a quattro anni e mezzo per associazione sovversiva. Il 12 agosto 1979 Ventura venne arrestato a Buenos Aires mentre Franco Freda in Costa Rica. Il 20 marzo del 1981 la Corte d’assise d’appello di Catanzaro assolve per insufficienza di prove i neofascisti e la Cassazione il 10 giugno del 1982 annulla la sentenza con rinvio del processo a Bari. Il primo agosto del 1985 la Corte d’assise d’appello di Bari pulisce la fedina penale di tutti gli imputati per insufficienza di prove.

Nell’ultima inchiesta sulla strage di Piazza Fontana il nome di Giovanni Ventura era ritornato, insieme a quello di Franco Freda, alla ribalta. Per entrambi, se non fossero già stati giudicati in via definitiva sarebbe scattato il rinvio a giudizio. Nella sentenza di assoluzione dei neofascisti veneti (Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Carlo Digilio, Giancarlo Rognoni e Stefano Tringali) i giudici hanno scritto che sicuramente Giovanni Ventura e Franco Freda hanno partecipato all’organizzazione della strage mai i due appunto non potevano più essere processati. Ventura era tornato a vivere in Argentina a Buenos Aires dove aveva aperto un ristorante.