Strage di Viareggio, al via la maxiudienza: in aula in 400

Pubblicato il 5 Marzo 2011 - 20:10 OLTRE 6 MESI FA

LUCCA, 5 MAR – Le ‘persone offese’ sono 349, 38 gli indagati. Poi ci saranno i periti, i magistrati, gli avvocati. Insomma, sulla carta, più di 400 persone. L’aula, non a caso, sarà allestita in un centro congressi a Lucca. I familiari delle vittime noleggeranno un pullman.

Per l’inchiesta sulla strage di Viareggio, lunedì ci sarà l’ennesima svolta, dopo l’invio degli avvisi di garanzia, a dicembre. Il gip ha convocato tutti per le 9 al centro Lucca Fiere.

La maxiudienza sarà la prima dell’incidente probatorio: l’avvio delle perizie. Il primo appuntamento, comunque, dovrebbe risolversi con l’affidamento dell’incarico ai periti del gip e l’individuazione di ciò che dovranno appurare con gli accertamenti irripetibili, durante i quali saranno vivisezionati e analizzati – quindi distrutti – i componenti del treno deragliato e della ferrovia teatro dell’incidente.

Saranno inoltre fissati tempi e luogo – probabilmente l’officina di un’industria – in cui si svolgeranno le perizie, alla presenza dei consulenti delle parti.

Alle 23.48 del 29 giugno 2009, per la rottura di un asse, un convoglio ferroviario che trasportava gpl deragliò mentre attraversava la stazione di Viareggio. Quattro cisterne si ribaltarono. In una si aprì uno squarcio di 40 centimetri, da cui uscì il gas. Tre minuti dopo, le esplosioni, che devastarono un intero quartiere e uccisero 32 persone.

Dopo mesi di indagine, la procura di Lucca ha indagato i vertici delle società del gruppo Ferrovie dello Stato, fra cui l’ad Mauro Moretti, i responsabili dell’azienda proprietaria del convoglio, la Gatx Rail, e delle ditte in cui venne revisionato e montato l’asse che si spezzò provocando il deragliamento del treno: la Jugenthal di Hannover e la Cima Riparazioni di Mantova.

Fra le accuse, disastro ferroviario e omicidio colposo. La fase che si aprirà lunedì sarà determinate per la definizione delle responsabilità. Sulla causa del deragliamento non ci sono dubbi: un asse criccato, cioè fratturato, che si spezzò. Su questo aspetto le accuse si concentrano soprattutto – ma non per questo esclusivamente – sulle ditte proprietaria e di revisione/montaggio.

La battaglia, finora, ha riguardato la causa dello squarcio sulla cisterna. Secondo Rfi fu provocato dall’impatto con un componente ‘indispensabile’ dello scambio, la ‘deviata a zampa di lepre’. Questo può indicare una mancanza di responsabilità di Fs.

Per i periti della procura – polfer e il professor Paolo Toni – invece, la causa fu lo scontro con un picchetto, un elemento che Rfi avrebbe da tempo riconosciuto come pericoloso, individuando alternative. In questo caso, le Fs sarebbero chiamate in causa. Le perizie che compongono questo batti-ribatti fra periti d’accusa e difesa saranno la base di discussione di lunedì.

Al di là di quelli tecnici, però, emergono anche nuovi aspetti ‘umani’. Come l’audio delle telefonate dei macchinisti dopo il deragliamento, caricate sul sito de ‘Il Tirreno’: ”C’è la stazione in fiamme, avverti la Protezione civile. Il gas sta bruciando, sono esplosi i carri in stazione penso siano morti tutti”.