Rimini, preso il quarto: 20 anni congolese. Gli altri: 2 marocchini e 1 nigeriano. Minorenni e già spaccatori

di redazione Blitz
Pubblicato il 3 Settembre 2017 - 08:58| Aggiornato il 4 Settembre 2017 OLTRE 6 MESI FA
Stupri Rimini, preso il quarto del branco: 20 anni congolese, è il capobanda. Gli altri 3 sono minorenni

Un fermo immagine di una telecamera di sorveglianza mostra i quattro uomini che avrebbero partecipato allo stupro sulla spiaggia del Bagno 130 di Miramare a Rimini

RIMINI – È stato catturato nella notte alla stazione di Rimini il quarto giovane del branco autore degli stupri della scorsa settimana. Si chiama Guerlin Butungu, 20 anni, congolese, rifugiato residente a Vallefoglia, in provincia di Pesaro. E’ considerato il capobranco: gli altri sono 3 minorenni, 2 fratelli marocchini e un nigeriano.

Era salito a Pesaro su un treno diretto a Milano con l’intenzione, secondo quanto riferiscono gli investigatori, di fuggire poi in Francia. Ma a Rimini è stato bloccato.

Butungu è l’unico maggiorenne del gruppo, considerato il capo, colui che si imponeva sugli altri anche durante lo stupro “faccio io”. Butungu era arrivato in Italia nel 2015 come rifugiato, risiedeva a Vallefoglia nel pesarese e aveva confessato agli altri di voler scappare in Francia doveva aveva una “tana” in cui nascondersi.

La svolta del caso è arrivata sabato sera, intorno alle 17, quando i due più piccoli del gruppo si sono consegnati spontaneamente ai Carabinieri di Montecchio, provincia di Pesaro. I due fratelli, già noti alle forze dell’ordine della zona come baby spacciatori, hanno confessato: “Siamo stati noi”, hanno detto ammettendo di essere due del branco che nella notte tra il 25 e il 26 agosto ha brutalizzato a Miramare una turista polacca, picchiato violentemente l’amico e violentato una trans peruviana. Le loro ore gli erano parse contate dopo che le vittime della violenza guardando i fermi immagine li avevano riconosciuti.

I due avrebbero infatti deciso di consegnarsi spontaneamente dopo la diffusione sui media delle immagini di video sorveglianza che avevano consentito agli investigatori di conoscere i loro volti e a causa della pressione esercitata in questi giorni dalla polizia di Rimini. Gli investigatori erano già a un soffio dal loro arresto: stavano intercettando il telefonino di uno dei quattro, in attesa di chiudere il caso.

I due sono stati poi trasferiti a Rimini dove sono stati sentiti dal magistrato per formalizzare il loro primo racconto, ma anche per approfondire tutti i dettagli della storia e presumibilmente anche per ricostruire il ruolo delle persone coinvolte.

Due dei tre minorenni, non è chiaro quali, negano ora di aver compiuto atti di natura sessuale ma comunque hanno ammesso di aver tenuto ferma almeno una delle vittime, la donna polacca, e poi di aver partecipato al pestaggio del compagno. Per ora non sono stati fatti atti formali di riconoscimento, né da parte dei turisti polacchi (rientrati ieri in patria), né da parte della prostituta transessuale peruviana. Per il fermo sono stati ritenuti sufficienti gli elementi desumibili dalle immagini, le ammissioni fatte da loro stessi e la ricostruzione del fatto che è sovrapponibile a quanto è stato accertato: per questo motivo non si è ritenuto di procedere ad atti formali di individuazione.

Dichiarazioni che dovranno essere messe al vaglio degli inquirenti: avrebbero ammesso di essersi riconosciuti nei video, ma non è chiaro fino a che punto si siano addossati la responsabilità oppure se abbiano cercato di scaricarne soprattutto sui due presunti complici, il nigeriano e il congolese, anche loro residenti a Vallefoglia o comunque gravitanti in zona. Sarebbero state le loro indicazioni a consentire agli uomini dello Sco di raggiungere il congolese.