Sembrava un suicidio, ma forse è “omicidio” di lavoro: giallo a Taggia

Pubblicato il 4 Maggio 2012 - 17:50 OLTRE 6 MESI FA

IMPERIA –  Ti alzi una mattina come tutte le altre e vai a lavorare. Arrivi al cantiere e qualcosa non va come dovrebbe: succede una “disgrazia”, forse una caduta, forse un colpo in testa, forse fatale perché non portavi il casco protettivo o non lavoravi in condizioni di sicurezza. Sta di fatto che da quel giorno di lavoro a casa non torni più. E qua la storia si divide in due binari, ciò che civiltà vorrebbe che succedesse e ciò che davvero succede.

Civiltà, se non elementari e umani rapporti di lavoro, vorrebbero che se non il “capo” almeno un collega chiamasse un’ambulanza, anche se è palese che non c’è più niente da fare. Poi bisognerebbe chiamare la polizia, o i carabinieri. Interrompere il lavoro per almeno una giornata, chissà quante di più causa rilievi e indagini e  dare modo a chi vuole di piangere il collega. Sopportare le domande di prassi dei magistrati ed evitare quelle più fastidiose dei giornalisti.

Poi c’è quello che succede davvero. O almeno quello che i magistrati che indagano sulla vicenda e i medici che hanno visionato il cadavere sospettano sia davvero accaduto. Dopo la “disgrazia” si capisce subito che non c’è nulla da fare, e allora invece che chiamare i soccorsi nel cantiere prevale la linea dell’ “evitare rogne”. Il cadavere viene caricato in una macchina e scaricato in un torrente alla distanza giusta, a metà tra  il correre il rischio di essere fermati con un corpo nel bagagliaio e quella di sicurezza per non essere troppo vicini al luogo dove la “disgrazia” è successa.

Poi ci sono le certezze: il cadavere di un senza nome ripescato in un torrente, l’Argentina, a Taggia (Imperia). Il fatto che il cadavere sia tale da almeno una settimana. E il fatto che le ipotesi iniziali, suicidio o incidente, poco si sposano con le condizioni del corpo. Dall’autopsia, infatti, è risultato che l’uomo aveva delle lesioni toraciche e addominali, risultate mortali, e gravi traumi avvenuti dopo la morte. Secondo il medico legale, le lesioni letali sono compatibili con una caduta così come quelle causate dopo la morte. L’uomo, oltre a numerose fratture, e un trauma alla colonna vertebrale aveva numerosi traumi interni.4

Altra certezza è l’inchiesta aperta dalla Procura di Sanremo. Fatto dovuto in presenza di un cadavere, è vero. Però a Sanremo, e qui si entra nel campo delle ipotesi probabili, non si indaga su un incidente o su un suicidio. Almeno non principalmente: si indaga su un possibile occultamento di cadavere. Il quadro, insomma, è chiaro: il cadavere è diventato tale in un cantiere ed è stato gettato in un torrente. Sul dove tutto questo possa essere successo per ora ci sono solo ipotesi:  i carabinieri non escludono che l’incidente possa essere avvenuto anche in Piemonte o nella vicina Costa Azzurra. I militari sono stati in alcuni cantieri aperti nei pressi del luogo del ritrovamento del corpo, senza trovare elementi utili per l’indagine.

E poi altre ipotesi, tutte al momento verosimili: la prima è che l’operaio fosse uno straniero visto che a distanza di una settimana non ha un nome e nessuno ha richiesto il corpo. Probabile quindi, che si trattasse di un lavoratore in nero, quasi certamente uno straniero. Grazie ad un software gli investigatori hanno ricostruito il volto della vittima al computer. Si tratterebbe, scrive Repubblica,  di un uomo di età compresa tra i 25 ed i 30, di razza europea-caucasica, alto un metro e 70.