Torino. Disperato per i debiti di gioco: si uccide dandosi fuoco

Pubblicato il 20 Agosto 2012 - 14:02 OLTRE 6 MESI FA

TORINO – Il peso dei debiti di gioco lo hanno schiacciato . Per questo motivo un uomo di 48 anni si è tolto la vita dandosi fuoco nella periferia di Torino il 19 agosto. L’uomo, che lavorava come meccanico di mezzi pesanti, aveva difficoltà finanziarie a causa di somme cospicue perse al gioco, soprattutto ai videopoker.  Nel biglietto di addio trovato in casa, non lontano dal luogo del suicidio, ha definito ”disastrosa” la sua situazione economica. Gli agenti intervenuti sul posto hanno identificato l’uomo dalla sua auto, che si trovava lì vicina.

Massimo Picozzi, psichiatra e criminologo, in merito agli ultimi episodi di suicidio, che hanno visto persone disoccupate darsi fuoco, ha spiegato: “C’è una correlazione diretta tra la disperazione di una persona e la modalità con cui sceglie di suicidarsi. Tanto più è disperata, tanto più distruttivo sarà il modo scelto per uccidersi. Quella di darsi fuoco è senz’altro una delle modalità più disperate e arrabbiate che ci siano”.

Picozzi ha poi aggiunto: “Non c’è differenza tra il darsi fuoco, il gettarsi sotto un treno o uno schiacciasassi, perché la discriminante è la distruzione del corpo. Più o meno tutti una volta nella vita abbiamo pensato come idea al suicidio, ma lo immaginiamo prendendo dei sonniferi. Quando invece si scelgono modi così distruttivi, è perché dietro c’è una grande depressione. E nel caso del fuoco anche una grande rabbia”.

Ogni atto di suicidio è’ infatti ”anche una sorta di aggressione verso gli altri, un messaggio con cui si dice agli altri: ‘guardate cosa mi avete costretto a fare’ – conclude Picozzi – Chi si dà fuoco generalmente lo fa in pubblico, manifestando dunque sia una disperazione totale per la distruttività’ del metodo, sia una forte rabbia verso gli altri, perché lo fa ‘in piazza”.