Tallio nella tisana, chi è l’avvelenatore?

di Redazione Blitz
Pubblicato il 6 Dicembre 2017 - 13:44 OLTRE 6 MESI FA
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Tallio nella tisana, è caccia all’avvelenatore

MONZA – Il tallio che ha avvelenato le famiglie Del Zotto e Palma a Nova Milanese, uccidendo 3 persone e facendone finire altre in ospedale, si trovava in una tisana fatta in casa. Ma chi ha portato le erbe contaminate in casa? E chi ha preparato la tisana killer? Gli investigatori continuano ad indagare sul caso di omicidio colposo e danno la caccia all’avvelenatore per quella tisana che ha ucciso Patrizia Del Zotto e i genitori Giovanni Battista Del Zotto e Maria Pittiana.

Federico Berni e Cesare Giuzzi sul Corriere della Sera scrivono che forse qualcuno non voleva colpire tutta la famiglia, ma solo Patrizia, che è allergica ai metalli:

“Ma chi poteva avvelenare i Del Zotto? Forse l’obiettivo del killer non era quello di colpire l’intera famiglia ma solo l’elemento più «fragile», quella Patrizia Del Zotto fin dalla nascita gravemente allergica ai metalli. Questo spiegherebbe la scelta di una sostanza inusuale e poco conosciuta, ma dagli effetti devastanti sull’organismo. Bastano infatti pochi microgrammi di tallio per causare la morte. E nel corpo di Patrizia i valori erano quasi 200 volte oltre la soglia di tolleranza. I genitori avevano altre patologie che avrebbero reso il loro corpo ancora più sensibile al veleno. Ma perché anche i coniugi Palma sono stati intossicati? Forse si è trattato di una sorta di «depistaggio». L’ennesimo mistero in un giallo ancora senza fine”.

Alessandro Crisafulli sul quotidiano Il Giorno scrive che Enrico Ronchi, marito di Patrizia uscito dall’ospedale dopo 60 giorni di terapie e cure, non ricorda di aver mai bevuto tisane nella loro casa di Nova Milanese e resta un mistero come quelle erbe al tallio siano finite in entrambe le abitazioni delle famiglie:

“Le erbe sono state trovate sfuse, senza nessuna indicazione sull’origine. Occorre capire se sono state acquistate, e in quale punto vendita, o raccolte, chissà dove. Enrico Ronchi, il marito di Patrizia Del Zotto (morta il 2 ottobre a poche ore di distanza dal papà Giovanni Battista Del Zotto), è uscito l’1 dicembre dall’ospedale, dopo estenuanti cure. E non ricorda nulla di preciso: «Erbette da infuso – dice, evidentemente provato dalla tragedia, dal citofono della bella villa in via Fiume 12 –? Non ho proprio idea di cosa stiamo parlando. Non ricordo di aver preso tisane o altro con erbe, non saprei da dove sono spuntate e come sarebbero finite qui. Io so solo che sono appena uscito dopo 60 giorni in ospedale, sono stato anche questa mattina dai carabinieri, che continuano a indagare».

Nonostante l’importantissimo riscontro avuto dal laboratorio, restano ancora tanti gli interrogativi da sciogliere: perché quelle erbe contengono tallio? Come lo hanno assimilato? Dove sono state raccolte o prodotte? Come sono passate dalla casa di via Padova a quella di via Fiume, o magari si trovavano in entrambe? Gli inquirenti adesso hanno una pista chiara da percorrere. Determinanti saranno le testimonianze dei due anziani, che si trovano in ospedale. Per entrambi le condizioni sono stabili, con la quantità di tallio nell’organismo in diminuzione. In ospedale, a Pavia, restano anche Laura Del Zotto e Serafina Pogliani, la badante dei due coniugi deceduti: Giovanni Battista Del Zotto e Maria Gioia Pittana. Il fascicolo della Procura di Monza per omicidio colposo diventa sempre più corposo”.