Tarantini e il ricatto a Berlusconi, la segretaria Marinella racconta ai pm

Pubblicato il 3 Settembre 2011 - 09:58 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi (Lapresse)

ROMA – Questa di Marinella è la storia vera, si potrebbe dire ricordando Fabrizio De André. La storia però è ben diversa. Per il presunto ricatto ai danni di Berlusconi che ha portato all’arresto dell’imprenditore Gianpaolo Tarantini, della moglie Angela Devenuto e all’emissione di un’altra ordinanza di custodia nei confronti del direttore dell’Avanti Valter Lavitola, che si trova all’estero, è stata sentita anche la segretaria del premier, che si chiama Marinella Brambilla.

Sono due i profili sui quali si è concentrata l’attenzione dei pm in seguito a una serie di intercettazioni telefoniche: la questione della strategia processuale che avrebbe potuto assumere Tarantini, e che chiama in causa il ruolo dei penalisti, e la questione del pagamento materiale delle somme di denaro, che la segretaria di Berlusconi avrebbe consegnato nelle mani di un collaboratore di Lavitola.

Qualcuno dei legali avrebbe informato Tarantini dell’effetto ”catastrofico” per il premier conseguente alla pubblicazione delle trascrizioni delle telefonate delle escort suggerendo di evitare uno scenario simile attraverso un patteggiamento che avrebbe impedito la diffusione degli atti più scabrosi.

Tra Tarantini e Lavitola si intrecciano allora una serie di telefonate volte a mettere a punto le prossime iniziative processuali con lo scopo di ottenere invece ”nella misura massima possibile come scrive il gip – , consistenti somme di denaro da Berlusconi. sarebbe stato Lavitola a suggerire di tener ferma – di fronte ai suoi avvocati e a quelli di Berlusconi che sembrano premere per la soluzione del patteggiamento – la decisione di voler affrontare il dibattimento.

Un sistema che sarebbe servito a spillare denaro al premier come in realtà, secondo gli inquirenti, in realtà avvenne: oltre 500mila euro destinati ai coniugi Tarantini sui quali però Lavitola avrebbe fatto una ”cresta” di ben 400mila euro. Ed ecco dunque la necessità di approfondire, con l’interrogatorio della Brambilla, questo secondo e fondamentale aspetto, ovvero il pagamento dei soldi.

Dalle intercettazioni emerge che la segretaria ”storica” di Berlusconi avr ebbeparlato più volte con Lavitola di denaro, sia pure con un linguaggio criptico (dove ”stampa delle foto” significava appunto soldi, secondo i magistrati) ed ha consegnato materialmente le somme consegnate prima dalla Brambilla a Rafael Chavez, collaboratore di origine peruviana del Lavitola che la Brambilla nelle telefonate chiama ‘Juannino’.

Tre ore è durato l’interrogatorio della segretaria del premier che alla fine si è allontanata attraverso una uscita secondaria. Sull’audizione non sono trapelate indiscrezioni.

I pm Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock hanno ascoltato anche altri due testimoni nel tentativo di rafforzare l’impianto accusatorio e acquisire pertanto nuovi elementi a sostegno della tesi di un premier sotto schiaffo, costretto a versare ingenti somme di denaro all’imprenditore pugliese per scongiurare ulteriori conseguenze negative dalla vicenda delle escort.

Una situazione che si sarebbe potuta aggravare – sostengono gli inquirenti – attraverso un mutato atteggiamento di Tarantini al processo in corso a Bari sulla vicenda delle escort che l’imprenditore avrebbe procurato per le serate di Villa Certosa e Palazzo Grazioli. Gli inquirenti hanno convocato in qualità di persone informate dei fatti due legali di Tarantini, Nicola Quaranta e Giorgio Perroni,  negli uffici della questura a Roma. In alcune telefonate intercettate Tarantini ha mentito, ha detto senza mezzi termini Quaranta ai pm napolitani.

L’inchiesta sul presunto ricatto ha determinato l’apertura intanto di un nuovo fronte giudiziario: La Procura di Lecce ha infatti avviato indagini preliminari per verificare eventuali profili di rilievo penale legati all’operato di magistrati in servizio alla procura di Bari. L’inchiesta e’ affidata al pm Antonio De Donno, dopo che i pm di Napoli hanno trasmesso nei giorni scorsi documenti ed intercettazioni telefoniche. L’obiettivo degli inquirenti è di accertare se davvero si siano verificati rallentamenti nell’indagine sulle escort da parte di magistrati della procura di Bari, come già denunciato al Csm alcuni mesi fa dal pm Scelsi e come si sarebbe portati a dedurre dal contenuto di alcune intercettazioni.