Tatiana Tulissi uccisa nel 2008, Paolo Galligaris condannato a 16 anni di carcere

di Redazione Blitz
Pubblicato il 19 Settembre 2019 - 22:39| Aggiornato il 20 Settembre 2019 OLTRE 6 MESI FA
Tatiana Tulissi uccisa, Calligaris condannato

Tatiana Tulissi (Foto archivio ANSA)

UDINE – Tatiana Tulissi fu uccisa a colpi di pistola nel tardo pomeriggio dell’11 novembre 2008 nella sua villa di Manzano, nella provincia di Udine. Dopo 11 anni di attesa, il gup del tribunale ha condannato l’allora compagno Paolo Calligaris a 16 anni di carcere con l’accusa di omicidio.  

Calligaris secondo le accuse avrebbe ucciso la compagna Tatiana nella loro casa sparandole almeno tre colpi di pistola. Dopo 11 anni di indagini e processi, il gup del tribunale di Udine ha condannato l’uomo dopo quasi due ore e mezza in camera di consiglio.

I legali di Calligaris alla lettura della sentenza di condanna hanno replicato: “Riteniamo il nostro cliente assolutamente innocente. Ci riserviamo di leggere le motivazioni della sentenza ma fin d’ora possiamo dire che proporremo appello”. La difesa aveva invece invocato l’assoluzione dell’imprenditore per non aver commesso il fatto.

Nel provvedimento il giudice ha riconosciuto anche il risarcimento dei danni alle parti civili costituite, accordando una provvisionale alla mamma di Tatiana Tulissi, Meri Conchione, e ai fratelli, Marco e Marzia. La mamma con la voce rotta dalla commozione ha commentato: “Finalmente, dopo 11 anni, possiamo dire che l’assassino di Tatiana ha un volto”.

Indagato una prima volta all’indomani del delitto, Calligaris ne era uscito indenne con la archiviazione della propria posizione da parte del gip a inizio gennaio 2012, su richiesta avanzata qualche mese prima dalla stessa Procura di Udine. Proseguite a carico di ignoti, le indagini erano state poi riaperte dalla Procura nei suoi confronti a metà 2016. A novembre 2018, a quasi 10 anni esatti dal delitto, è giunta la decisione della Procura di chiedere per lui il rinvio a giudizio.

“Accolgo con rispetto ed apprezzamento la decisione del giudice, che ha certificato la bontà dell’impegno profuso sia dagli inquirenti sia dal collega cui da ultimo è stato assegnato il procedimento, il quale vi si è dedicato con abnegazione, profondo acume logico-giuridico, esemplare conduzione dell’indagine e dell’udienza, con il solo obiettivo di non lasciare nulla d’intentato per giungere alla verità”, si è limitato a riferire all’esito il Procuratore capo di Udine Antonio De Nicolo. (Fonte ANSA)