Tatuaggi, Italia campione del mondo (48% popolazione). Poi il 58% si pente del nome dell’ex sulla pelle

Tatuaggi, Italia prima in classifica quanto a percentuale di popolazione che ne ha uno o più. Già dopo un anno uno su quattro si pente, più della metà dei pentimenti perché sulle pelle c'è il nome del partner che tale non è più nella vita ed è diventato ex.

di Riccardo Galli
Pubblicato il 25 Agosto 2022 - 12:18 OLTRE 6 MESI FA
tatuaggi sulla pelle, foto ansa

Tatuaggi, Italia campione del mondo (48% popolazione). Poi il 58% si pente del nome dell’ex sulla pelle (foto Ansa)

Siamo partiti non tra i primi ma abbiamo raggiunto e deteniamo la testa della classifica, quella dei tatuati. L’Italia risulta (anche se le stime appaiono fatte abbondantemente a spanne e intuito) il paese più tatuato al mondo. Tatuaggi piccoli e/massicci, tatuaggi come pegni votivi o come elemento estetico, sorta di arredamento del corpo, tatuaggi celebrativi o identificativi, di appartenenza e/0 di scena…Il 48 per cento della popolazione italiana un tatuaggio se l’è fatto, ce l’ha e se lo porta. Se lo porta? Questa è un’altra storia e un altro conto.

I pentiti del tattoo 

Primi in classifica tatuaggi fatti in rapporto alla popolazione si è detto, seguono svedesi (47 per cento) e statunitensi (46 per cento). Noi primi col 48 per cento della popolazione che un tatuaggio se l’è fatto. Ma già dopo appena un anno uno su quattro di coloro che si son fatti un tatuaggio se lo vorrebbe togliere dalla pelle. O continua a portarlo con grande imbarazzo, soprattutto verso se stesso. E’ che il tatuaggio resta, il partner no: partner volant, tatto manent.

Il nome del partner

Una gran parte dei tatuaggi porta il nome del partner o i nomi intrecciati della coppia o comunque fa esplicito e diretto riferimento alla relazione in corso. In corso quando ci si tatua. Ma le relazioni e i partner vanno e vengono e la scelta di tatuarsi secondo partner al momento risulta spessissimo azzardata e…caduca.

Così che bel il 58 per cento delle richieste a azioni (dolorose e faticose) di cancellazione di tatuaggi dalla pelle riguarda tatuaggi con il nome del partner che non c’è più nella vita ma c’è ancora sulla pelle. Più difficile, anzi improbabile, pentirsi del tatuaggio che fa riferimento alla squadra, di calcio ovviamente. Possibile invece il pentimento rispetto al tatuaggio di appartenenza politica. Non infrequente il pentimento per così dire estetico rispetto al tatuaggio che casomai appariva opportuno e vincente a 20 anni e che a 40 un po’ non piace più e un po’ appare infantile, eccessivo e non ancora vintage.

Uno su tre non ce la fa 

Pare proprio da statistiche e rilevazioni che uno su tre dei tatuati non ce la fa, non ce la fa a portarsi tutta la vita il tatuaggio o almeno “quel” tatuaggio. Uno su tre si decide a cancellarlo. E cancellarlo non è come passare una spugna, son soldi, tempo, fatica e dolori. Talvolta pochi, talvolta tanti. Ma l’incrocio di cifre e percentuali (il 48% che si tatua, il 30% che si pente, il 58% dei pentiti per il nome del partner ormai ex) non attesta incoscienza o superficialità o decadenza del tatuarsi, il tatuaggio è saldamente nei nostri usi e costumi.

L’incrocio di dati e percentuali attesta che anche qui, perfino qui, perfino nell’adornare il corpo, lo si fa frettolosamente, senza pensarci, in una dimensione di eterno presente, senza ieri e senza domani. Ci si tatua come si parla e si sente parlare in tv, come si distribuiscono like e odi sui social, come si vota…In eccitante e voluta inconsapevolezza del reale e della realtà.