Telecamere sul posto di lavoro utilizzabili per licenziare

di redeazione Blitz
Pubblicato il 4 Settembre 2015 - 10:50 OLTRE 6 MESI FA
Telecamere sul posto di lavoro utilizzabili per licenziare

Telecamere sul posto di lavoro utilizzabili per licenziare

ROMA –  Le telecamere in ufficio o in fabbrica potranno essere utilizzate per fini disciplinari, potenzialmente anche per procedere a sanzioni, licenziamento compreso. E l’azienda potrà, previa informazione al dipendente, controllare pc, tablet, telefonini, badge che contengano dati sensibili inerenti il lavoro senza dover accordarsi con il sindaco o chiedere autorizzazioni al ministero.

E’ quanto verrà stabilito con l’approvazione definitiva dei decreti attuativi del jobs act in programma al Consiglio dei Ministri di oggi (4 ottobre). A questo proposito il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha parlato di semplici ritocchi alla normativa che disciplina i controlli a distanza.

Un ritocco che da subito si è presentato indigeribile dai sindacati preoccupati per “l’abuso” nei riguardi dei lavoratori (la Cgil ha parlato di Grande Fratello): il ministero del Lavoro invece sin dall’inizio ha sostenuto che le norme sono in linea con il rispetto della privacy.

La modifica dovrebbe riguardare gli impianti di sorveglianza ed esplicitare che non possono essere installati solo per il controllo dei lavoratori. Nessuna novità, invece, è attesa per gli altri punti relativi agli strumenti assegnati al lavoratore, dal pc e tablet al cellulare aziendale. Resta cioè la possibilità dell’azienda di poterli controllare.

Il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, è tornato a chiedere che siano ascoltati i pareri parlamentari e nello specifico di continuare a prevedere l’accordo sindacale per l’eventuale istallazione di videocamere nei luoghi di lavoro solo per la sicurezza degli impianti o per la salvaguardia del patrimonio aziendale (come nello Statuto dei lavoratori).

Mentre il presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi, ha insistito sul fatto che “nell’era della seconda rivoluzione delle macchine sarebbero ridicoli orpelli burocratici sulle tecnologie e divieti di lettura dei dati che rinvengono da quelle di proprietà aziendale, anche a fini di licenziamento”. Nel testo approvato l’11 giugno, si prevede che le aziende possano controllare computer, tablet e telefonini, così come i badge dei lavoratori senza che sia necessario un accordo sindacale o un’autorizzazione del ministero.

Per il controllo sugli “strumenti” di lavoro messi a disposizione dalle imprese e su quelli per la “registrazione degli accessi e delle presenze” basterà infatti informare i lavoratori e rispettarne la privacy. E, in base a queste due condizioni, le informazioni raccolte “sono utilizzabili a tutti i fini connessi al rapporto di lavoro”, quindi potenzialmente anche a fini disciplinari, dunque licenziamento compreso. Gli impianti audiovisivi sono citati insieme agli altri strumenti “dai quali derivi anche la possibilità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori”.