Terni, l’autopsia non chiarisce le cause del decesso dei due ragazzi morti nel sonno

di Redazione Blitz
Pubblicato il 11 Luglio 2020 - 15:48 OLTRE 6 MESI FA
Terni, la foto d'archivio Ansa di una ambulanza

Terni, l’autopsia non chiarisce le cause del decesso di Flavio e Gianluca (foto d’archivio Ansa)

L’autopsia non ha chiarito le cause del decesso di Flavio e Gianluca, i due ragazzi di Terni morti nel sonno dopo, secondo le prime ricostruzioni, aver assunto delle sostanze stupefacenti.

Non ha definitivamente chiarito cosa abbia provocato la morte dei due ragazzi di Terni l’autopsia eseguita oggi all’istituto di medicina legale di Perugia.

Rimane confermata – scrive l’agenzia Ansa – l’ipotesi di un decesso legato all’uso di una sostanza tossica. Se si sia però trattato di metadone o di codeina lo stabiliranno gli esami tossicologici.

Una settimana il tempo necessario per i primi risultati.

Intanto in queste ore il Messaggero ha riportato le parole di alcuni amici dei due ragazzi.

“Volevamo chiamare l’ambulanza ma Flavio e Gianluca ce l’hanno impedito”.

Queste le parole (riportate dal Messaggero) degli amici di Flavio e Gianluca.

“Eravamo vicino alla fontanella del campetto – hanno detto i ragazzi che erano con loro, scrive il “Messaggero” – e Aldo (il pusher 41enne che ha confessato di aver venduto ai due del metadone) si è presentato con in mano una lattina di Fanta e una boccetta piccola bianca.

Si sono appartati e hanno consumato quella robaccia, poi ci hanno raggiunto e hanno provato a giocare ma non stavano bene.

Non ce la facevano a correre, a reggersi in piedi e si sono fermati e messi in panchina”.

“Gianluca sembrava stesse peggio rispetto a Flavio – hanno detto i ragazzini -: ogni tanto si accasciava e quando ci avvicinavamo per chiedergli perché si sentisse così male, sembrava quasi che gli occhi gli si girassero indietro”.

La situazione è poi precipitata. 

“Più tardi – hanno aggiunto i ragazzi – ha vomitato anche Gianluca: era liquido biancastro e il suo viso si è come spento, diventando violaceo.

Noi abbiamo provato a dirgli che avremmo chiamato il 118 ma lui non voleva, diceva che si sarebbe ripreso. Non voleva allarmare la sua famiglia, così lo abbiamo accompagnato a casa, quasi a spalle”. (Fonti: Ansa Il Messaggero, TgCom).