Terremoto. 3 gennaio 1117: l’Apocalisse da Milano a Pisa del nono grado

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Gennaio 2017 - 09:24 OLTRE 6 MESI FA
Terremoto. 3 gennaio 1117: l'Apocalisse da Bergamo a Pisa, il primo sisma misurato

Terremoto. 3 gennaio 1117: l’Apocalisse da Bergamo a Pisa, il primo sisma misurato

ROMA – Terremoto. 3 gennaio 1117: l’Apocalisse da Bergamo a Pisa, il primo sisma misurato. Giusto nove secoli fa, il 3 gennaio 1117, un terribile terremoto squassò la terra dell’Italia settentrionale, il primo sisma che fu registrato e misurato al mondo secondo tecniche e rilevamenti adottati fino in epoca moderna. Una Apocalisse, secondo la descrizione dei cronachisti medievali: 9 gradi di intensità della scala Mercalli-Cancani-Sieberg, una magnitudo superiore a quella che devastò il Friuli nel 1976, tale che le scosse furono avvertite da Cividale del Friuli a Milano, da Bergamo a Pisa, ma anche in Germania. A Verona crollò la cinta esterna dell’Arena,

Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera, oggi che siamo di fronte a una attività sismica infinita dopo le prime potenti scosse di fine ottobre con epicentro nella zona di Amatrice, recupera le cronache di nove secoli fa, quando a morire furono circa 30mila persone. L’occasione è il convegno tenuto all’Istituto Veneto di Venezia sul tema “Novecento anni dal più grande terremoto dell’Italia Settentrionale”. 60 annali monastici e 12 cronache cittadine, più documenti, epigrafi, testimonianze scritte, raccontano la cronaca accorata di una distruzione che, tenendo conto della densità abitativa attuale, oggi varrebbe un numero di vittime dieci volte superiore, dovremmo dire cioè 300mila morti.

Fu il terremoto assai terribile. Per cui crollarono molte chiese coi campanili, e innumerevoli case e torri e castelli e moltissimi edifici, sia antichi che nuovi; per il quale anche i monti con le rupi crollarono e devastarono e in molti luoghi la terra si aprì ed emanava acque solfuree… (Annales venetici breves)

Non minore che una volta quello di Sodoma e Gomorra giunse un clamore di tal fatta alle celesti schiere di Dio. Per la qual cosa, durante la festa stessa della natività del Signore il 3 gennaio all’ora del vespro, mentre tanti sprezzavano oltremodo il giudizio divino, la terra fu scossa e tremò per l’ira tremenda del furore divino, tanto che non si è trovato nessuno sulla terra che dichiari di aver mai sentito un terremoto tanto grande. (…)

Ma soprattutto in Italia questo minaccioso pericolo imperversò continuamente per molti giorni, tanto che il corso del fiume Adige fu ostruito per alcuni giorni dalla collisione e dalla rovina dei monti; Verona città d’Italia nobilissima, scrollati gli edifici, sepolti anche molti uomini, crollò. Similmente a Parma a Venezia e in molti altre città, borghi e castelli perirono non poche migliaia di uomini. (…)

Il 17 febbraio all’ora del vespro vedemmo nubi infuocate o sanguigne sorgere da nord e estendendosi in mezzo al firmamento incutere al mondo non poco terrore. Infatti a ciascuna città sembrava tanto vicino, che sembrava minacciare la fine di tutte le cose… (Annales Remenses et Colonienses)