Mentre frega i soldi per L’Aquila il governo chiede “tasse subito” ai terremotati

Pubblicato il 24 Agosto 2011 - 10:46 OLTRE 6 MESI FA

L'Aquila dopo il terremoto (foto Lapresse)

ROMA – C’è la crisi? E il governo chiede indietro i soldi ai terremotati. All’indomani di quel tragico 6 aprile del 2009 il governo aveva deciso di congelare il debito degli abruzzesi, ovvero di congelargli tutte le tasse e prevedere di fargliele restituire rateizzate nel tempo. L’ammontare di questo debito congelato è attualmente di un miliardo. Ora il governo, alle prese con l’ardua impresa di racimolare soldi per ripareggiare il debito, cambia idea: e va a chiedere ai terremotati la restituzione di parte di quel debito congelato. Un decreto già bello e fatto stabilisce che gli abruzzesi dovranno restituire i primi 100milioni di tasse non pagate entro il 16 dicembre di quest’anno. Traduzione? Una stangata, e tutta concentrata in pochi mesi, per chi, talvolta, non ha nemmeno ancora visto la sua casa riconsegnata.

Ma quella ai danni dei terremotati è una doppia beffa. Non solo aveva promesso loro l’esenzione delle tasse e gliele fa pagare adesso con gli arretrati, ma il governo, scrive ‘Il Corriere della Sera’ ha usato e sta usando i soldi erogati dall’Inail per la ricostruzione, per rientrare nei parametri di Maastricht. Avete sentito bene. Come scrive Enrico Marro sul Corriere, l’Inail ha deliberato quasi un anno fa due miliardi di investimenti: la metà, cioè un miliardo, per la ricostruzione, ovvero la riqualificazione del centro storico, la realizzazione del campus universitario, di case a canone agevolato, ecc; l’altro miliardo per l’acquisto di immobili da affittare alle pubbliche amministrazioni. Ma questi fondi non sono stati ancora spesi. Il perché lo spiega lo stesso presidente dell’Inail, Marco Fabio Sartori: “Il procedimento di ‘evidenza pubblica’ fissato dalla legge, che richiede numerosi passaggi (bando, manifestazioni di interesse, selezione valutazione dei progetti da parte di un advisor, via libera dei ministeri vigilanti dopo un’analisi di compatibilità con i saldi di finanza pubblica), ha di fatto bloccato gli investimenti”.

E dove vanno a finire questi soldi stanziati ma inutilizzati? E’ qui che viene il nocciolo della beffa numero due: spiega ancora Marro che vanno a finire nel cosiddetto “tesoretto”, un conto infruttifero ma che in realtà il governo usa per rientrare nei parametri di Maastricht. Un “tesoretto” che ormai ammonta a quasi 20 miliardi di euro: al 30 giugno di quest’anno ammontava infatti a 18 miliardi e 994 milioni, quasi metà dell’ultima finanziaria.