Terremoto. 70% delle case italiane a rischio. Assicurazione obbligatoria? 200 €

Pubblicato il 1 Giugno 2012 - 09:32 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il 70% delle case degli italiani sono potenzialmente a rischio in caso di terremoto. La maggior parte degli edifici è costruito in assenza di normative anti-sismiche: le ultime devastanti scosse hanno dimostrato, inoltre, che anche le costruzioni più recenti erano inadeguate alla prova, perché quelle norme sono state applicate male, non  a regola d’arte o non hanno recepito le ultime evoluzioni tecnologiche. Che fare? Il Sole 24 Ore lo ha chiesto a Paolo Clemente, responsabile laboratorio rischi sismici dell’Enea, l’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile. E’ lui che in una audizione alla Camera ha fornito le cifre allarmanti su un Paese a rischio permanente. Soluzioni ce ne sono, ma costose, molto costose: a meno di non proporre un’assicurazione obbligatoria estesa a tutto il territorio, una specie di tassa supplementare che di questi tempi sarebbe difficile da far digerire nonostante le strazianti immagini di popolazioni costrette a dormire in macchina o a vivere in tenda.

Prevenire è meglio che curare. E’ una regola di buon senso, non è semplice. Come fare per capire se la nostra casa è al sicuro, se rientra in quel 30% fuori pericolo o se ha una struttura solida e a prova di movimenti tellurici? Per prima cosa, avverte Clemente, bisogna avere in mano il progetto di costruzione dell’edificio. Potrebbe essere un’operazione più complicata del previsto, specie per gli edifici costruiti 40/50 anni fa. Non è un problema solo dei centri storici, quindi, anche perché, ironia della storia, la prima casa antisismica fu brevettata proprio in Emilia Romagna, a Ferrara nel ‘500. Con le carte in mano si potrebbe avviare una verifica del progetto. La verifica va accompagnata da una serie di prove, tipo i prelievi in calcestruzzo. Senza progetto in mano servono delle indagini più accurate, un ceck-up sul sito. Costo?  “Per un condominio di 3-4 piani lo studio da parte di un ingegnere può costare fra i 50 e i 100mila euro in assenza di progetto e qualcosa in meno se l’esperto ha già in mano un progetto, quindi un’indicazione di partenza da cui far partire le analisi”, risponde Clemente.

Soluzione ineccepibile, efficace, nulla da dire: ma il 70% dei possessori di casa in Italia praticherà mai una strada del genere, tirerà mai fuori i soldi necessari. Difficile, “siamo anche fatalisti”, nota Clemente. E allora, soluzioni alternative? Ci sarebbero, ad esempio sarebbe più abbordabile una modalità più mutualistica, estesa a tutti i cittadini. Gli ingegneri dell’Enea ne hanno già discusso, presenteranno una proposta al Parlamento: “Un progetto che prevede la sottoscrizione da parte dei proprietari immobiliari di un’assicurazione obbligatoria sui fabbricati contro il terremoto”. Spiega Clemente, che una parte dei soldi servirebbe a finanziare la spesa da sostenere per i danni di terremoti già avvenuti, tipo L’Aquila e l’Emilia. L?altra parte andrebbe a finanziare un fondo dedicato alla messa in sicurezza degli edifici che sicuri non lo sono.

Ancora, quanto costa? “Il premio assicurativo stimato per singola unità immobiliare oscillerebbe tra i 100 e i 200 euro l’anno. Il costo sarebbe proporzionale alla pericolosità sismica della zona in cui è ubicato l’edificio. Ma pagherebbero ovviamente di più i proprietari degli edifici che oggi non sono a norma. In questo modo si potrebbero ricavare circa 4-5 miliardi l’anno che consentirebbe di aiutare le popolazioni terremotate e salvare le case oggi a rischio, spalmando sull’intera popolazione i costi di manutenzione delle vecchie costruzioni che senza economie di scala, e quindi, sulle spalle di singoli condomìni, sarebbero difficilmente sostenibili”. Anche questa è una soluzione ragionevole: difficile, se non impossibile, trovare chi si incaricherà di dire agli italiani che questa nuova tassa – perché sarebbe una uova tassa – è utile e sul lungo periodo anche remunerativa?