Terremoto, le aziende agli operai: “Volete lavorare? Firmate la liberatoria”

Pubblicato il 5 Giugno 2012 - 14:17 OLTRE 6 MESI FA

BOLOGNA – I lavoratori che vogliono tornare in fabbrica nelle zone colpite dal terremoto devono firmare una liberatoria in caso di incidenti: accade in Emilia Romagna, secondo quanto scrive Repubblica.it.

Il quotidiano riporta una denuncia fatta dalla Cgil. In un documento reso pubblico dal sindacato sarebbe scritto, secondo quanto riporta il quotidiano online: “Ciascun dipendente che ritiene opportuno continuare a svolgere la propria attività libera la proprietà da qualsiasi responsabilità penale e civile”. (Clicca qui per leggere il pdf)

A spiegare il motivo di questa circolare è, secondo quanto scrive Repubblica, la stessa azienda di abbigliamento Forme Physique di Carpi, in provincia di Modena, che avrebbe fatto firmare la liberatoria.

Il 2 giugno la Protezione civile ha assegnato al titolare delle imprese la responsabilità di certificare l’agibilità del proprio capannone. Il datore di lavoro deve quindi far controllare da tecnici la propria azienda, e deve assumersi le responsabilità se succede qualcosa.

I titolari però, stando a quanto scrive Repubblica, non vogliono assumersi direttamente questa responsabilità, e così fanno firmare ai loro dipendenti la liberatoria, sollevando le aziende da ogni onere civile e penale in caso di incidenti.

In pratica è il titolare che deve accertare la sicurezza dell’azienda usando anche tecnici privati, in modo da accelerare i controlli. Assumendosi quindi le responsabilità connesse e depositando poi i documenti sulle verifiche effettuate in Comune. Ma alcuni evidentemente non ne vogliono sapere di assumersi responsabilità sulla sicurezza dei lavoratori, specie mentre continuano le scosse.

“Un dramma nel dramma, una vergogna”, attacca la Cgil. “In questo terremoto ci sono stati 18 morti sul lavoro e il sisma ha evidenziato una criticità dell’edilizia industriale che dovrà essere affrontata urgentemente. In molti casi si è risparmiato nel costruire gli immobili  e quello che è successo il 20 e il 29 maggio a Ferrara e Modena non può e non deve ripetersi”.