Acqua nera nei pozzi, moria di topi, tartarughe in fuga: segnali del terremoto

Pubblicato il 2 Luglio 2012 - 09:19 OLTRE 6 MESI FA

MODENA – L’acqua che nei pozzi diventa nera. Le galline che improvvisamente smettono di fare le uova. I pesci che vivono sul fondale di laghi e canali che muoiono in massa, così come i topi. Per non parlare delle tartarughe in fuga dai laghetti. I segni premonitori che anticipano il terremoto interessano la scienza dopo l’osservazione di alcuni fenomeni che hanno preceduto le scosse del 20 e 29 maggio in Emilia. Segni che uno nota col senno di poi ma che ancora non hanno l’attendibilità che ci si aspetta da una scienza esatta. La sismologa Fedora Quattrocchi, dirigente dell’Ingv, ha iniziato a interrogare gli abitanti delle campagne emiliane. La natura ha dato qualche segno? Le risposte sembrano convergere sul “sì”.

Aumenta la temperatura dell’acqua. Il fenomeno è stato osservato a Rio Saliceto, Camposanto, San Martino in Rio già a partire da fine aprile.

Acqua nera dei pozzi. E’ successo a Renazzo la notte prima del terremoto, probabilmente contaminata con la torba in profondità.

Metano. A Medolla l’emissione di metano dal suolo è aumentata fino a 10 volte.

Aumanta la temperatura del suolo. Sempre a Medolla la temperatura della terra è aumentata fino a 50 gradi a pochi centimentri di profondità.

Moria di topi e pesci. Probabilmente la colpa è dei gas sprigionati dalla Terra: a Medolla moria di topi nei giorni precedenti il terremoto. A Camposanto, Finale, Mirandola, San Felice e San Prospero sono morti i pesci che vivono sul fondale di laghi e canali, soprattutto persici e pescigatto.

Le tartarughe in fuga. A Finale Emilia le tartarughe sono uscite dai laghi. Il proprietario di un ristorante ha visto scappare le tartarughe dal laghetto poco prima del sisma.

Galline. A Medolla raccontano che le galline hanno smesso improvvisamente di fare le uova tre giorni prima della scossa.

Mais. Nelle piantagioni di mais a Medolla le piante prima sono aumentate d’altezza fino a 3 volte. Poi, nel giro di pochi giorni, si sono seccate. Colpa delle esalazioni di metano.

Ma una volta osservati e raccolti questi segni, è possibile prevederli questi terremoti? La risposta degli esperti è: ancora no. Troppo immatura la scienza delle previsioni. In Giappone, terra di terremoti, non ci sono ancora riusciti. Solo in un caso è stato possibile prevedere e salvare delle vite: in Cina nel 1975 diedero retta ai classici segni. Dal nervosismo degli animali al cambiamento del livello d’acqua in alcuni terreni. Evacuarono la regione dell’Haicheng e salvarono 120mila persone. Ma è stato, appunto, un caso isolato.