Terremoto, il presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche: “Nessun collegamento con le trivellazioni nell’Adriatico”

Farabollini ha chiarito che le ''la trivellazione di per sé non comporta alcuno scuotimento sismico, sono semmai le attività di estrazione e stoccaggio che possono farlo. A ogni modo, i terremoti legati a queste attività sono di magnitudo più contenuta, generalmente mai oltre 4,5-5 e profondità massime di 3-4 chilometri''.

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Novembre 2022 - 14:28 OLTRE 6 MESI FA
Terremoto, il presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche: "Nessun collegamento con le trivellazioni nell'Adriatico"

Terremoto, il presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche: “Nessun collegamento con le trivellazioni nell’Adriatico” (foto Ansa)

Non c’è nessun collegamento tra le trivellazioni nell’Adriatico e il terremoto di oggi. Un’ovvietà. Un’ovvietà che però a più di qualcuno deve essere sfuggita sui social.

A sostenere questa idea è stata, tra le altre, Eleonora Evi, deputata e co-portavoce dei Verdi che su Twitter ha attaccato il governo Meloni che “vuole ricominciare con le trivelle. Non solo è idea assurda per crisi climatica gravissima in atto ma anche per i potenziali danni ambientali sul piano della sicurezza in una area sismica”.

Le parole del presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche

A fugare i dubbi sul tema è intervenuto il presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche, Piero Farabollini, che ha escluso le “ipotesi che il sisma sia stato causato dalle trivellazioni in mare alla ricerca di gas e idrocarburi “.

 Secondo Farabolini, infatti, il terremoto  che ha colpito le Marche è “un evento che possiamo considerare normale per la nostra regione: la fascia costiera e marina è infatti una delle tre zone sismo-tettoniche delle Marche”.  Il geologo ha aggiunto il sisma avvenuto in mare “è uno dei più forti avvenuti in quest’area dal Novecento”.  Queste faglie, ha spiegato Farabollini, “possono produrre terremoti di magnitudo massima stimata di 6 a differenza delle faglie appenniniche dove si possono produrre sismi fino a magnitudo 7”. 

Il geologo ha quindi spiegato che, considerata la zona in cui si è prodotto, “il terremoto di oggi è stato molto forte. Per fare alcuni confronti, era dal 1930 che non si produceva un sisma così forte al largo della costa settentrionale marchigiana: l’evento al largo di Senigallia, il 30 ottobre 1930, raggiunse magnitudo 5.8, la stessa del terremoto al largo di Rimini nel 1916″.  Il presidente dell’Ordine dei Geologi marchigiani ha poi chiarito cosa ha provocato la scia sismica che si è susseguita dopo la prima scossa: “È probabile che ce ne saranno altre anche nel corso delle prossime settimane. Sono i cosiddetti ‘after shock’ che però non devono preoccupare perché, dalle osservazioni e dai dati storici in nostro possesso, non si tratta di eventi che possono portare a un’altra scossa forte”. 

Farabollini ha chiarito ulteriormente che le “la trivellazione di per sé non comporta alcuno scuotimento sismico, sono semmai le attività di estrazione e stoccaggio che possono farlo. A ogni modo, i terremoti legati a queste attività sono di magnitudo più contenuta, generalmente mai oltre 4,5-5 e profondità massime di 3-4 chilometri”.

Per il geologo, “lo scuotimento, in questa zona sismotettonica, porta a un accorciamento delle due falde che si trovano sul sistema di faglia, mentre nell’area appenninica si produce l’effetto opposto: essendo faglie di tipo distensivo, la scossa porta un allontanamento delle due parti. L’effetto è comunque lo stesso, come i cittadini della nostra regione hanno, purtroppo, potuto sperimentare stamattina”.