Terremoto Pollino, Grandi Rischi: “Allerta”. Protezione civile: “Basso rischio”

di Elisa D'Alto
Pubblicato il 26 Ottobre 2012 - 09:27| Aggiornato il 13 Maggio 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – La probabilità di una scossa di terremoto nel Pollino superiore a magnitudo 5.5 nell’inverno 2012 era aumentata di almeno 100 volte secondo un recente documento della Commissione Grandi Rischi.

La conclusione, che avrebbe dovuto essere allarmante e acquista un valore ancora più significativo dopo la scossa che puntualmente si è verificata il 26 ottobre, è scritta in una relazione della Commissione Grandi Rischi del 4 ottobre.

La Commissione Grandi Rischi è la stessa che ha subito la condanna sul terremoto all’Aquila del 2009. Lo sciame sismico del Pollino allarma la Protezione Civile, che richiede una riunione con la Commissione per verificare se la situazione è così allarmante da richiedere un suo specifico intervento.

Le due istituzioni, a leggere i documenti, finiscono per “litigare” sulle precauzioni da adottare tra Calabria e Basilicata. La riunione è del 4 ottobre scorso. Il documento finale, con relazione della Commissione e replica della Protezione civile, è stato pubblicato sul sito del Comune di Mormanno, ovvero uno dei più colpiti dalla scossa del 26 ottobre.

Il sindaco del paese, Guglielmo Armentano, nei mesi scorsi ha infatti fatto di tutto perché la Protezione Civile e autorità si interessasse allo sciame sismico che dura ormai da due anni. A leggere il tono della relazione Commissione e il Dipartimento di Protezione Civile sembrano in “frizione”. Ecco qualche passaggio della relazione della Commissione Grandi Rischi:

Nel breve termine la sismicità dell’area Mercure-Pollino ha avuto un chiaro aumento dalla fine del 2011. Per la sequenza dell’inverno 2011-2012 le probabilità di un evento M 5.5+ (ovvero la magnitudo, ndr) sono aumentate rispetto al background di almeno 100 volte (…). Per la sequenza cominciata nel maggio 2012, queste probabilità sono state anche 200 volte superiori al background (dopo il M 4.3).

La Commissione spiega che negli ultimi tempi si registra un minor lasso di tempo tra una scossa e l’altra. Ma che “in mancanza di dati precisi sulla deformazione in corso non è possibile formulare conclusioni sulla eventuale attivazione di strutture sismogenetiche più profonde“. Poi la relazione passa alle raccomandazioni nelle quali si lamenta la mancanza di un unico sistema di monitoraggio tra Protezione civile e INGV, l’istituto di geologia e vulcanologia:

La mancanza di unificazione di tutti i dati disponibili nella fase di emergenza rimane un problema acuto che limita le attività di analisi in tempo reale. Il DPC (Dipartimento Protezione Civile, ndr) deve attivarsi con urgenza e con tutti i mezzi possibili per assicurare che tutti i dati rilevanti siano messi a disposizione senza ritardo alcuno.

Ci sono termini tecnici di non facile comprensione ma il messaggio della relazione è chiaro:

La mancata integrazione delle reti SM dell’Ingv e DPC in un unico sistema di monitoraggio per la produzione di mappe di scuotimento e valutazione del danno è grave e non è ulteriormente rimandabile. Le difficoltà tecniche devono essere superate quanto prima (…) I dati satellitari rilevanti per le attività di rapida allerta (COsmo SkiMed ASI e InSAR) devono essere processati e resi disponibili senza indugio e discussioni sulla proprietà o il costo dei dati.

E conclude che dato “l’andamento osservato degli sciami(…) può consentirne l’utilizzo con finalità di allerta“. Di seguito, tra i documenti pubblicati sul sito del Comune di Mormanno, la risposta del capo della Protezione civile Franco Gabrielli. Ecco il passaggio relativo all’allerta:

Per quanto riguarda il tema dell’allerta (…) ci si chiede in che modo i dati satellitari possano essere rilevanti per le attività di rapida allerta per fini di protezione civile. Inoltre, a proposito dell’andamento degli sciami, si sottolinea come sia necessaria una definizione in termini quantitativi di ‘andamento con magnitudo crescente’ e una puntualizzazione sul significato dell’espressione ‘consentirne l’utilizzo con finalità di allerta’.

In sintesi, sembra di capire, che la Protezione civile chieda alla Commissione maggiori dettagli per un eventuale intervento. E che comunque quelli forniti non suggeriscono un livello di allerta. Ancora più chiara la conclusione di Gabrielli:

Si prende atto in ogni caso che la probabilità giornaliera di un evento con magnitudo maggiore o uguale a 5.5 nel corso della sequenza ha raggiunto valori al massimo dell’ordine dello 0,5 per mille.