Terremoto: Roma, i quartieri più a rischio sismico

di Redazione Blitz
Pubblicato il 19 Gennaio 2017 - 14:02 OLTRE 6 MESI FA
Terremoto: Roma, i quartieri più a rischio sismico

Terremoto: Roma, i quartieri più a rischio sismico (foto Ansa)

ROMA – Roma è una città a basso rischio sismico, ma, come spiega il geologo Gian Vito Graziano, “ci sono comunque dei quartieri vicini alla fascia appenninica, posizionati su terreni soffici, che tendono ad amplificare l’onda sismica”.

Le quattro scosse di terremoto che hanno fatto tremare il Centro Italia sono state avvertite anche a Roma: “Quartieri a rischio sismico possono essere le aree periferiche – afferma Graziano – ossia quelle più vicine alle zone sismogenetiche, ma non è solo questo aspetto a definire la pericolosità sismica. Per aree periferiche si intendono quelle che bordano la città, e quindi più vicine alla fascia appenninica. I quartieri meno lontani da quest’area sono quelli che possono risentirne di più per una questione di vicinanza”.

Le zone più ‘vulnerabili’ sono comunque “tutta l’area di Roma Nord, ma anche Roma Est, la zona che va verso l’Abruzzo”. Tuttavia, sottolinea Graziano, “si tratta solo di termini di distanza”. “La vera pericolosità, eventualmente, non consiste nel trovarsi più o meno distante dall’area del terremoto, ma sopratutto nei terreni su cui alcuni quartieri poggiano. L’effetto dell’onda sismica, nel momento in cui arriva in superficie, è legato generalmente ai terreni che sulla superficie stanno. Tutte le zone in cui ci sono terreni ‘soffici’, sciolti, incoerenti, sono capaci di amplificare l’effetto dell’onda sismica. Al contrario, le aree che poggiano su terreni rocciosi, duri e consistenti, tendono a smorzare l’onda sismica”.

“I terreni che si trovano sulla valle del Tevere, a Nord di Roma o quelli sulla valle dell’Aniene a Est di Roma, ad esempio, sono terreni alluvionali che tendenzialmente possono amplificare l’onda sisimica – prosegue il geologo – In questi termini si potrebbe definire una pericolosità sismica, ma per fortuna è l’effetto di un terremoto che avviene a diverse centinaia di chilometri di distanza”.

In questi casi, una verifica sugli edifici andrebbe fatta “in maniera sistematica e strutturata, cioè attraverso una legge che definisca quali edifici controllare per primi – conclude Graziano – Tutti quelli che sono stai costruiti prima delle leggi sismiche in Italia, cioè negli anni ’70 (dopo il terremoto della valle del Belice nel 1968), quando non c’era l’obbligo di costruire con criteri antisismici, dovrebbero avere priorità nella verifica. Così come gli edifici definiti ‘strategici’ che già hanno priorità: gli ospedali, le caserme, le scuole. Il problema è che non stiamo controllando edifici pubblici strategici, che andrebbero invece verificati, come un teatro, che anche se privato andrebbe controllato come un ospedale”.