Terremoto: Saletta, più morti che vivi: 13 abitanti, 22 morti

di redazione Blitz
Pubblicato il 26 Agosto 2016 - 10:30 OLTRE 6 MESI FA
Terremoto: Saletta, più morti che vivi: 13 abitanti, 22 morti

Terremoto: Saletta, più morti che vivi: 13 abitanti, 22 morti

RIETI – Saletta è, o forse è più corretto dire era, una frazione di Amatrice di soli 13 abitanti. Ma nella notte del 24 agosto sono morte 22 persone nelle case di questo piccolo borgo del reatino. Gli abitanti e in più i pochi romani che qui passavano qualche giorno di vacanza al fresco, lontano dalla canicola della capitale. Scrive il Messaggero:

In questo borgo di tredici abitanti il terremoto ha assassinato ventidue persone. Perché c’erano i residenti e c’erano quelli che erano venuti per le ferie, come ogni anno. La scossa ha cancellato il paese, la sua storia, i sorrisi che riempivano le sere d’estate quando erano di nuovo tutti insieme. Era una enclave romana nel cuore della provincia di Rieti. Adesso è una montagna di macerie da cui affiorano antenne paraboliche deformate, lavatrici sgangherate, brandelli di mobili, parvenze di una quotidianità che si è frantumata.

Qualcuno però è riuscito a salvarsi:

Qualcuno è riuscito a salvarsi. Dalla finestra della casa di Mino e Valeria penzolano due lenzuola attorcigliate, si sono calati giù come due evasi in fuga dalla palazzina che si stava piegando su sé stessa e ora è lì, tutta sghemba e piena di crepe, prossima al collasso. Mino e Valeria non sono nemmeno tornati a vederla, sono andati a Roma in fretta e furia, e chissà se torneranno mai quassù. Anche Elisabetta e Maurizio Tocca si sono salvati, e con loro i figli Pietro e Marcella: «Salvati? La parola giusta è miracolati». La botta del terremoto ha catapultato i loro letti direttamente sulle macerie, si sono risvegliati indenni in una nube densa di polvere, come in un cartone animato. Stanno ancora col pigiama indosso perché qui sono venuti i vigili del fuoco a scavare e i cani a fiutare cadaveri, ma i soccorsi ai senzatetto arrivano solo ora, all’imbrunire del secondo giorno.