Terremoto. In Emilia si cercano soldi, in Irpinia arrivano dopo 32 anni 51 mln

Pubblicato il 20 Giugno 2012 - 09:48 OLTRE 6 MESI FA

Terremoto in Emilia Romagna (LaPresse)

SALERNO – In Emilia Romagna si cercano fondi per la ricostruzione, per gli sfollati e per gestire l‘emergenza terremoto. In Irpina i soldi, invece, arrivano dopo 32 anni: 51 milioni di euro. Le scosse che hanno distrutto case, strade, seminato paura e morte sono datate 23 novembre 1980 in Campania e Basilicata, ancora impresse nei ricordi di chi ha sentito tutto e non ce la fa a dimenticare quella terra che tremava con scosse di magnitudo 6.9 che causò circa 280.000 sfollati, 8.848 feriti e 2.914 morti.

Adesso arrivano 51 milioni da distribuire. Eppure dei finanziamenti erano già stati dati, ma sono ancora nelle case di alcuni Comuni campani. I sindaci non li hanno mai spesi. Si tratta di 286 milioni di euro.

Come spiega il Corriere della Sera sono presenti nei conti infruttiferi accesi proprio con la legge per il terremoto (la 219/81) a favore dei vari comuni presso la Tesoreria Provinciale dello Stato e vengono gestiti dai sindaci.

A fare i conti, mettendo in lista anche gli sprechi, il terremoto del 1980 è costato 67 miliardi di euro, stando ai dati del centro di documentazione e ricerche della Camera dei Deputati. Servirebbero ancora 2 milioni.

Franco Romano, ingegnere, componente del gruppo di lavoro al Ministero, spiega al Corriere della Sera: “Si è data la possibilità di presentare domande per ottenere i fondi fino a otto anni dopo il sisma – spiega – mentre in un primo momento la forbice era di 4 anni. E’ chiaro che chi veramente aveva necessità di quei soldi per rimettere in piedi la propria casa o le sue attività, ha fatto la domanda subito, mentre i “ritardatari”, probabilmente non avevano fretta perché non avevano subito danni reali. Inoltre, il perimetro degli interventi si è allargato a dismisura fino a comuni come Sorrento o quelli della costiera amalfitana, che niente c’entravano con il sisma. Questo fu quello che io chiamo terremoto politico e cioè sprechi determinati da trattative politiche. D’altronde, i soldi utilizzati per la ricostruzione delle case (dati fino al 2002 ndr) sono circa 23 mila miliardi di vecchie lire (quasi 12 miliardi di euro): denaro speso bene, perché i paesi dell’Irpinia sono quasi tutti ricostruiti. Ciò che da dieci anni a questa parte viene distribuito è una percentuale irrisoria rispetto a quanto è stato speso (il rapporto è tra 67 miliardi di euro complessivi e segmenti da alcune decine di milioni di euro, come l’ultimo da 51 milioni di euro ndr). Anche questi nuovi fondi saranno difficili da assegnare perché è passato troppo tempo e le cifre sono esigue. O meglio, diventano esigue perché, nonostante nel complesso siano tanti soldi, bisognerà distribuirli in molti comuni e quindi la somma si assottiglia, soprattutto se si considera che le amministrazioni devono poi a loro volta cercare gli assegnatari e ulteriormente dividerle”.