Terrorismo, espulso padre del bimbo che disse: “Viva Isis”

di redazione Blitz
Pubblicato il 13 Gennaio 2016 - 16:51 OLTRE 6 MESI FA
Terrorismo, espulso padre del bimbo che disse: "Viva Isis"

Terrorismo, espulso padre del bimbo che disse: “Viva Isis” (foto Ansa)

ROMA – E’ stato espulso mercoledì 13 gennaio Ljimani Redjep, cittadino macedone di 39 anni padre del bambino che lo scorso novembre, dopo gli attentati di Parigi, in classe disse: “Hanno fatto bene. Adesso andiamo a Roma e ammazziamo il Papa. Viva l’Isis”.

L’uomo, che era in Italia dal 1998 e lavorava regolarmente in una ditta di imballaggi, è stato prelevato mercoledì mattina dalla sua abitazione di San Zenone degli Ezzelini (Treviso) dai carabinieri del Ros.

Redjep risultava legato dal 2014 ad alcune persone di origine balcanica accomunate da un credo radicale islamista, attestate su posizioni oltranzistiche ed ideologie di stampo wahabita, caratterizzate dalla assoluta chiusura agli usi e ai costumi occidentali.

Secondo le informazioni raccolte dai Ros, l’espulso era un profondo conoscitore del jihadismo e un rigoroso osservante dei rigidi dettami della dottrina salafita, con forti pulsioni di radicalizzazione che lo avevano spinto a un progressivo cambiamento in chiave antioccidentale delle abitudini, anche a livello estetico.

Dal marzo 2012 ricopriva la carica di “responsabile sociale” dell’Associazione Culturale Islamica “Fratellanza” di San Zenone degli Ezzelini (Treviso) e, in tale veste, dopo i recenti attacchi terroristici del 13 novembre a Parigi, aveva rifiutato di aderire all’iniziativa, promossa da altre associazioni islamiche della provincia di Treviso, di diffondere un comunicato di solidarietà alla Francia e di disapprovazione nei confronti del terrorismo islamico. Imbarcato a Venezia su un volo diretto in Macedonia, Redjeb lascia in Italia la moglie e due figli.

Quella di mercoledì 13 gennaio è stata la prima espulsione dell’anno firmata dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano, che ha commentato così la cosa:

“Oggi ho firmato la prima espulsione del 2016 e la 67a dal 2015. E’ un lavoro che non conosce battute di arresto e che si basa su indagini capillari del nostro sistema di sicurezza e prevenzione, grazie al quale è possibile intercettare adesioni, in atto o potenziali, a forme di terrorismo internazionale o manifestazioni di favore a riguardo. Noi siamo un Paese che conosce i principi dell’accoglienza per chi fugge da guerre e persecuzioni, ma siamo un Paese che fa rispettare le proprie leggi e le proprie regole e chi non le rispetta o si dimostra persino ostile alle nostre tradizioni, lo espelliamo. Questa è la nostra linea. Ho deciso l’espulsione a seguito di alcuni elementi raccolti grazie all’importante lavoro dal Ros per il contrasto del terrorismo di matrice jihadista”.