Terrorismo, Procura nazionale si colloca alla Direzione antimafia

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Gennaio 2015 - 02:04 OLTRE 6 MESI FA
Terrorismo, Procura nazionale si colloca alla Direzione antimafia

Foto LaPresse

ROMA  – Anche l’Italia corre ai ripari contro il terrorismo islamico, collocando la Procura nazionale antititerrorismo  alla Direzione nazionale antimafia, Dna. Questa la decisione presa nell’incontro del 13 gennaio tra Andrea  Orlando, Guardasigilli dell Procura, il ministro dell’Interno Angelino Alfano e i capi delle Procure.

Intanto, il sottosegretario con delega ai servizi segreti Marco Minniti ha annunciato un piano per rafforzare l’intelligence e metterla in grado di meglio rispondere alle minacce del terrorismo ‘molecolare’, portato avanti da lupi solitari o piccole cellule che si radicalizzano sul web, come ha spiegato Orlando:

“E’ emersa unanime l’esigenza di un coordinamento e la convinzione che prevale è che si possa realizzare non con un nuovo organismo ad hoc ma presso la Procura nazionale antimafia”.

Sul tema, ha aggiunto, il Governo presenterà un proprio testo e intende

“avocare a sé la definizione del progetto normativo della struttura”.

Lo strumento potrebbe anche essere un decreto legge. In attesa del Procuratore nazionale antiterrorismo, che metta ‘in rete’ le inchieste sul territorio, novità vengono annunciate anche sul fronte dell’intelligence. Ne ha parlato Minniti al Copasir, ribadendo che l’Italia può essere un obiettivo, ma come tutto l’Occidente e non ci sono notizie di attacchi imminenti anche se gli 007 sono attivati come se la minaccia fosse concreta.

Nel corso delle tre ore di audizione Minniti ha svolto un’analisi su quanto accaduto a Parigi, spiegando che il modus operandi e la biografia dei terroristi possono fornire indicazioni su come difendersi più efficacemente. Quello francese è un attacco portato avanti dal nuovo terrorismo ‘molecolare’, singoli individui o cellule molto ristrette che si attivano dopo essersi radicalizzati sul web. Si tratta di azioni molto difficili da prevenire.

Mentre la maggior parte dei foreign fighters sono noti e i loro movimenti monitorati, non è semplice tenere d’occhio il singolo individuo fragile, magari italiano di seconda generazione, che dopo essersi radicalizzato seguendo sermoni jihadisti on line o predicatori in moschea, decide di passare all’azione. Sul web c’è fibrillazione da mesi ed è forte la propaganda dell’Isis.

E c’è anche l’effetto emulazione da considerare dopo la strage parigina. Per questo Minniti ha assicurato che, pur essendo elevata ai massimi livelli l’attenzione degli 007 sugli ambienti più a rischio, è anche utile l’attivazione dei cittadini che possono segnalare magari movimenti sospetti del vicino.

Il sottosegretario ha quindi parlato dell’esposizione dell’Italia a possibili attacchi, segnalando che ci sono tre livelli di rischio: possibile, probabile, minaccia concreta. Il livello attuale è possibile, ma le contromisure attivate sono come se la minaccia fosse concreta. Minniti ha poi parlato di un piano per potenziare l’intelligence, che sarà prossimamente sottoposto alla valutazione del Copasir: servono professionalità di alto livello, dotazioni tecnologiche adeguate ed anche una riflessione sulle norme.

La minaccia, ha spiegato il presidente del Comitato, Giacomo Stucchi, “richiede il maggiore impegno possibile da parte dell’intelligence e dunque non bisogna lesinare risorse agli uomini impegnati in prima fila. Con il sottosegretario ci confronteremo nuovamente su come migliorare il settore, dare nuovo personale e nuove risorse e magari fare un tagliando alla legge di riforma per dare strumenti più efficaci a combattere il terrorismo”. .