ROMA – Tiziana Cantone. Garante privacy: “Indifesi contro il web”. Il caso di Tiziana Cantone, la ragazza spinta al suicidio dall’impossibilità di evadere dalla gabbia del web e di ottenere il giusto oblio su un video sbagliato, interpella la coscienza di tutti. E rivela, non solo la ferocia anonima e schiacciante della rete, ma anche la nostra vulnerabilità: per questo suonano doppiamente allarmanti le parole del Garante della Privacy Antonello Soro che ammette l’impotenza di fatto di istituzioni e organi di controllo.
“Possiamo parlare della maggiore o minore efficacia degli strumenti, della lentezza dei giudici o degli organi di controllo, però bisogna anche essere onesti: la tutela di una persona che finisce in un meccanismo del genere è praticamente impossibile”. Lo dice alla Stampa il garante per la privacy Antonello Soro commentando il caso di Tiziana Cantone, la donna che si è tolta la vita perché perseguitata dal filmino hot diffuso su internet.
Il diritto all’oblio, spiega Soro, “c’è ed è tutelato, ma non sempre basta a eliminare le conseguenze provocate da una diffusione virale e non risolve il problema che è a monte e che è il vero motore di questi drammi. La prima questione è quella della consapevolezza delle insidie che affrontiamo ogni volta che consegniamo alla Rete pezzi sempre più importanti della nostra vita privata. Una consapevolezza carente”, sottolinea.
E poi ci sono “la ferocia e la violenza della nostra società. I social network sono lo specchio della mancanza di rispetto nei confronti delle altre persone, il continuo calpestare la dignità degli altri. È una questione che viaggia in parallelo con il diritto alla privacy: quando riguarda noi, lo difendiamo con le unghie e con i denti. Quando riguarda gli altri…. Il diritto all’oblio ci pone interrogativi più generali, ma interviene sul mezzo – Internet – non sulle persone che popolano internet. Si può certamente cancellare, correggere errori pubblicati in rete, ma è impossibile una rimozione totale se prima non si interviene sul livello di odio e sull’invasione della sfera privata delle persone”.
Quello dell’eliminazione di un video da una piattaforma in rete è un tema “complicato”, sottolinea Soro, “che oscilla su posizioni estreme: penso per esempio alle recenti polemiche sull’utilizzo di un algoritmo che censura la foto storica di Kim Phuc della bambina che scappa dall’attacco al napalm in Vietnam perché la riconosce come possibile foto pedopornografica e al prendere tempo di un social network di fornire alla Procura di Milano le conversazioni di due terroristi che poi sono fuggiti”. Per il garante ci si può difendere “educando, introducendo la materia di educazione civica digitale fin dalla prima elementare”.