Due italiani da due mesi sono in carcere a Varanasi, in India, con l’accusa di aver ucciso un loro amico, Francesco Montis. Sono Tomaso Bruno ed Elisabetta Boncompagni, lui di Savona e lei di Torino. La notizia si è appresa solo oggi ed è stata confermata dal padre di uno dei protagonisti della vicenda, Euro Bruno, che è presidente dell’Ecoalbenga, la municipalizzata che si occupa della raccolta dei rifiuti in città.
“Mio figlio non ha ucciso nessuno. La verità – dice Euro Bruno – probabilmente è un’altra: da diversi giorni quel ragazzo non stava bene. Aveva forti attacchi di tosse. I suoi genitori e gli amici di mio figlio hanno raccontato la stessa cosa. È probabile quindi che la morte sia dovuta a problemi di salute”.
Montis fu trovato il 4 febbraio scorso in stato di semincoscienza in una camera d’albergo del paese indiano dai due compagni di viaggio. Tutti i tre risiedevano a Londra per lavoro e dalla capitale britannica alla fine dell’anno erano partiti per il viaggio in India. Trasferito con un taxi all’ospedale, i medici ne hanno dichiarato il decesso per asfissia. Sul cadavere sarebbero state trovate ecchimosi provocate da un oggetto contundente.
Due ore dopo la morte i due amici sono stati arrestati dalla polizia. Il caso però non si presenta facile. In India infatti la Procura può formulare l’accusa entro tre mesi dalla morte. E sino a questo momento manca un documento d’accusa. Forse i magistrati attendono che vengano depositati gli atti conclusivi della perizia medico legale sul cadavere della vittima.
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