Torino, la ‘ndrangheta riscuote il pizzo grazie ai videopoker truccati

Pubblicato il 14 Dicembre 2010 - 17:31 OLTRE 6 MESI FA

I componenti della cellula mafiosa sgominata dai carabinieri di Torino offrivano protezione ad alcuni imprenditori in cambio del pagamento del pizzo e ai gestori di locali pubblici imponendo l’installazione di videopoker truccati. Le indagini hanno permesso di scoprire alcuni casi emblematici. Dal 2007, per esempio, i titolari della Edilpala, un’azienda edile di Alpignano (Torino), avevano dovuto consegnare all’organizzazione circa 30 mila euro per poter continuare a lavorare con tranquillità.

Si era invece rifiutato di pagare il titolare dell’Havana Club, una nota discoteca di Avigliana, a cui era stato chiesto un pizzo di 400 euro al mese. Diversamente andava per i titolari di locali in cui si potevano installare videopoker: in quel caso in cambio della ‘protezione’ era sufficiente sistemare alcune macchine truccate fornite dall’organizzazione, tramite la societa’ ‘R&M Games’ di Rivoli, che faceva capo all’imprenditore Michele Rubino, uno dei 12 arrestati.

In quel caso il pizzo era costituito dai proventi degli apparecchi, che venivano riscossi regolarmente. Oltre a Gaetano Greco, che i cinque fratelli avrebbero voluto eliminare, tra gli arrestati anche Antonio Ruberto era avverso alla famiglia Magnis. Tuttavia, i sistemi erano i medesimi: i due avevano perpetrato una estorsione nei confronti del titolare della Miano Impianti di Settimo Torinese, costringendolo con botte e minacce a versare loro quattromila euro.