Torino, rabbino capo troppo integralista. Somekh rimosso dall’incarico

Pubblicato il 14 Maggio 2010 - 12:29 OLTRE 6 MESI FA

Alberto Somekh durante una celebrazione

La modernità miete un’altra vittima, questa volta nella Comunità Ebraica di Torino. Alberto Somekh, rabbino capo della città piemontese, dovrà lasciare il suo posto a causa della sua eccessiva rigidità nell’interpretazione delle regole.

La decisione è stata presa dopo più di due anni di discussioni, anche legali: una commissione istituita appositamente dall’Unione delle comunità ebraiche italiane ha accolto, nella sostanza, le ragioni espresse dal Consiglio della comunità di Torino, che aveva chiesto la revoca dall’incarico a  Somekh.

La rimozione di Somekh  è una novità per la lunghissima storia dell’ebraismo italiano: è la prima volta che nel nostro Paese un rabbino viene revocato dal suo incarico di capo. Incerta, dunque, la reazione  della Comunità di Torino, a cui la notizia sarà comunicata ufficialmente soltanto nelle prossime ore al Consiglio. Il rabbino, da parte sua, rappresentato dall’avvocato Giuseppe Di Chio, resta a tutti gli effetti rabbino e dipendente della Comunità, ma non più il ‘numero uno’.

La vicenda interna alla Comunità di Torino è solo un sintomo della contraddizione che sta vivendo l’intero ebraismo italiano: da un lato rabbini cresciuti nell’ortodossia, dall’altro le esigenze e i cambiamenti di comunità sempre più piccole e ‘assediate’ da fenomeni che richiedono atteggiamenti più inclusivi e meno rigidi, anche sul piano religioso. Un esempio è quello dei matrimoni misti con figli: l’ortodossia non ammette che i bambini il cui solo padre è di fede ebraica siano educati a questa religione, mentre la realtà, molto spesso, lo richiederebbe.