Trattativa Stato-Mafia, Calogero Mannino assolto

di Redazione Blitz
Pubblicato il 4 Novembre 2015 - 11:28 OLTRE 6 MESI FA
Trattativa Stato-Mafia, Calogero Mannino assolto

Trattativa Stato-Mafia, Calogero Mannino assolto

PALERMO – L’ex ministro Calogero Mannino non ha trattato con la mafia. Arriva la prima sentenza sulla presunta trattativa tra lo Stato e cosa nostra ed è una sentenza di assoluzione per “non aver commesso il fatto”. A pronunciarla il gup di Palermo, Marino Petruzzella, che ha quindi assolto l’ex ministro Calogero Mannino dall’accusa di minaccia a corpo politico dello Stato.

Laconico il primo commento di Mannino. Un “grazie” rivolto ai suoi avvocati. A parlare, invece, sono stati i legali: “Spero che sia per Mannino la fine di un incubo giudiziario” ha detto l’avvocato Nino Caleca, uno dei legali dell’ex ministro Dc.  Caleca ha poi aggiunto: ” I processi penali non sono i luoghi più adatti a ricostruire la Storia. Si fanno con i fatti e per accertare precise condotte penali”. Nei confronti di Mannino i pm avevano chiesto 9 anni di carcere definendolo l’istigatore della trattativa. 

Dopo ha parlato anche l’ex ministro. E le sue sono state parole dure: “25 anni di calvario senza alcuna prova. Avevo già incontrato “un giudice a Berlino”. Ero già stato assolto in Cassazione. E qualcuno s’è accanito ancora. Prolungando la sofferenza fino a sbattere contro un altro “giudice a Berlino”. Fino a questa assoluzione che per me però arriva tardi”.

Mannino, nella ricostruzione della Procura, temendo per la sua incolumità, grazie ai suoi rapporti con l’ex capo del ros Antonio Subranni, nel ’92, avrebbe fatto pressioni sui carabinieri perché avviassero un “dialogo” con i clan.   In cambio si sarebbe adoperato per garantire un’attenuazione della normativa del carcere duro. L’ex ministro si è sempre difeso negando ogni coinvolgimento nelle vicende che gli sono state contestate. Dopo 23 mesi di processo la procura ne aveva chiesto la condanna a 9 anni. Prosegue, intanto, davanti alla corte d’assise il processo agli altri imputati – ex ufficiali dell’arma, boss, pentito e Massimo Ciancimino – che, a differenza di Mannino, hanno scelto il rito ordinario e non l’abbreviato.