Treni, voli e traghetti: in ritardo, sporchi e costosi. Pendolari: “E’ il caos”

Pubblicato il 6 Febbraio 2013 - 11:39| Aggiornato il 2 Giugno 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Ritardi, scarsa sicurezza e igiene, rincari dei biglietti. Il trasporto pubblico italiano non fa mancare disservizi ai pendolari e ai viaggiatori, secondo un’indagine di Altroconsumo riportata da Repubblica. Treni, aerei e traghetti registrano ritardi e “collezionano” class action e proteste da parte dei pendolari, che non perdono occasione per denunciare: “Sui trasporti è il caos”. E nonostante i servizi spesso non raggiungano gli standard previsti, i biglietti diventano sempre più cari.

Il 74% dei pendolari intervistati da Altroconsumo, che viaggiano con Trenitalia, Trenord e la Circumvesuviana, riservano allo stato dei treni e dei viaggi dure critiche. Repubblica riporta le statistiche dell’indagine di Altroconsumo sulla situazione ferroviaria dal 2010 ad oggi. In Campania, spiega il quotidiano, le aziende che offrono un servizio ferroviario sono Trenitalia, la Circumvesuviana e dal 28 dicembre 2012 la Eav.

“Trenitalia, pur con percentuali di insoddisfazione elevata, si mantiene in linea con i dati complessivi. Anzi, a volte ne è al di sopra: l’insoddisfazione per il servizio nel suo complesso è pari al 69% rispetto al 74% ottenuto considerando tutte le zone e tutti gli operatori. Va invece peggio sui treni dell’ex Circumvesuviana, a proposito dei quali il 92% degli intervistati si dichiara insoddisfatto. Considerando separatamente puntualità e affollamento, gli scontenti salgono al 95%”.

In Lombardia a causare disagi e lamentele è il servizio offerto da Trenitalia e Trenord, scrive Repubblica:

“La lombarda Trenord ha totalizzato una percentuale di insoddisfatti inferiore rispetto agli altri gestori (58% contro i 76% di Trenitalia e i 92% della ex Circumvesuviana) ma il quadro resta a tinte scure quando si parla di affollamento (75% di insoddisfatti), pulizia e igiene dei treni (71%). Situazione critica anche per la puntualità e per le informazioni fornite in caso di disservizio (60%). Per Trenitalia il punto dolente è l’igiene dei convogli (se ne lamentano 8 pendolari su 10), seguita a ruota dall’eccessivo affollamento (76%) e dal rispetto dell’orario di arrivo (76%)”.

C’è poi la questione di Alitalia, che si avvale di clausole vessatorie a danno dei passeggeri, secondo Altroconsumo. Un esempio ne è l’incidente Carpatair, con i passeggeri convinti di aver comprato un biglietto con la compagnia italiana e che si sono ritrovati a viaggiare su una battente bandiera romena. Repubblica spiega:

“Chi sale a bordo di determinati voli, rilevano i consumatori, non si rende conto di viaggiare su aerei della rumena Carpatair. Non si riesce nemmeno a conoscere con esattezza l’intero prezzo del biglietto al momento della prenotazione del volo online. In merito a questa clausola vessatoria – individuata come lesiva degli interessi del cliente anche da un parere dalla Camera di Commercio di Milano – lo scorso novembre Altroconsumo ha diffidato Alitalia, richiamandosi all’articolo 140 comma 5 del Codice del Consumo”.

Non va meglio per i traghetti che collegano la Sardegna a Genova, Livorno, Piombino e Civitavecchia: dopo i rincari di oltre il 60% sul costo dei biglietti Altroconsumo ha raccolto le lamentele di oltre 7mila passeggeri ed ha depositato al tribunale di Genova una class action per intesa anticoncorrenziale tra le compagnie Moby, Grandi Navi Veloci (Gnv), Snav, Tirrenia e Forship:

“Stando ai dati dell’inchiesta di Altroconsumo, l’aumento medio delle tariffe, tra luglio 2010 e luglio 2011, è stato per tutte le società del 66%. Quasi azzerate le offerte promozionali. Se nell’estate del 2010, a bordo di Gnv, una famiglia formata da marito, moglie e due figli spendeva 367 euro per una cabina con auto al seguito da Genova a Olbia, nell’estate 2011 ne doveva sborsare, con la stessa compagnia e per la stessa tratta, 526, con un rincaro del 61%.

Le compagnie, dalla loro sponda, si difendono. Un dirigente della Moby ha dichiarato che i rincari in questione sono stati causati dall’aumento del prezzo del carburante, il cui costo è pari al 60-70% dei soldi necessari a far viaggiare una nave. Troppo poco però per giustificare aumenti che in alcuni casi hanno toccato punte del 100%. Per non parlare della difformità degli aumenti rispetto alla lunghezza di alcune tratte (come la Genova-Palermo). La class-action aspetta ora il pronunciamento del giudice”.