Trentino, l’orso è tornato. I residenti: “Vogliamo poterli abbattere”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 19 Luglio 2015 - 11:32 OLTRE 6 MESI FA
(foto Ansa)

(foto Ansa)

ROMA – L’orso è tornato tra i boschi del Trentino. E ora i residenti spaventati chiedono di poterli abbattere. Sotto accusa il progetto “Ursus”. Il piano, legato alla direttiva europea Habitat, risale ormai a 16 anni fa quando nella zona del Lago di Tovel, versante Nord delle Dolomiti di Brenta, vennero portati i primi orsi bruni dalla Slovenia. Per tre anni l’opera di ripopolamento è proseguita sotto il monitoraggio costante che continua oggi con metodi diversi, dalle fototrappole ai radiocollari per i casi più pericolosi, sino all’analisi del Dna di materiale organico (feci e peli). “Oggi – spiega Claudio Groff del Servizio Foreste e Faune della provincia di Trento – ci sono 41 orsi censiti, e stimiamo possano essere 51 al massimo”.

Ma i residenti adesso protestano. L’articolo di Alberto Simoni della Stampa: Lo si tocca con mano arrampicandosi sul monte Bondone, fra i tornanti che resero ancora più grande nel 1956 il ciclista Charly Gaul. Siamo sopra Cadine, pochi chilometri da Trento città. Il 10 giugno scorso Vladimiro Molinari è stato aggredito da una femmina d’orso, KJ2, mentre faceva jogging. Vivo per miracolo, i segni degli artigli piantati nella carne. Da quel giorno è caccia al plantigrado. «Abbattimento o cattura», l’ordinanza modello Far West del presidente Rossi. Dallapiccola dice: «La nostra posizione è nota, quelli pericolosi vanno rimossi». In ballo c’è la sicurezza della gente. E il turismo da preservare.
Ufficialmente non è arrivata nessuna disdetta, i frequentatori delle Dolomiti sbarcano come ogni anno al fresco (beh, quest’anno mica tanto fresco…), ma qualche ripensamento, cambio di itinerario si è visto. Un gruppo di campeggiatori ha rinunciato a piantare le tende sul Bondone preferendo l’altoatesina Valle Aurina. «Nessun rancore verso l’orso» spiegano i responsabili, ma un po’ di precauzione non guasta. I gestori dei rifugi sul monte Bondone schiumano di rabbia: dicono che c’è meno gente sui sentieri, meno scampagnate, meno auto parcheggiate ai piedi dei sentieri. La presidente dell’Azienda per il Turismo locale Elda Verones, smorza i toni: «Quelli dei rifugi avranno anche delle ragioni, ma è giusto sensibilizzare, spiegare cosa succede, quale è la situazione, io disdette non ne ho avute e le nostre iniziative sono sempre assai partecipate». A Madonna di Campiglio Marco Masè che presiede l’Apt racconta che i turisti chiedono informazioni sulle escursioni più sicure. «Abbiamo fatto dei corsi per i dipendenti affinché siano pronti a rispondere a ogni genere di domanda». «Certo – chiude con una punta di preoccupazione – siamo arrivati a un punto limite». Di attacchi oltre a quello di Pinzolo e a quello recente di Cadine se ne conta almeno un altro a Zambana, vicino a Trento: manata dell’orso, graffi e paura.

AVVISTAMENTI E ANEDDOTI
Nelle valli fra Brenta e Adamello la gente da anni si divide in chi ha visto l’orso e chi no. I primi, ritenuti fortunati fino a qualche mese fa, cominciano a essere tanti. Troppi ora che l’orso più che il fiabesco Winnie the Pooh evoca voraci predatori. Ora ci si divide fra chi vuole sparare a vista ai giganti pelosi, chi evita i boschi, chi se la prende con chi il progetto Ursus l’ha voluto o quantomeno accolto e gli animalisti che a prescindere accusano sempre i fungaioli di aver disturbato la quiete degli orsi. Sugli incontri uomo-orso fioriscono aneddoti e racconti al limite delle leggende. Chi ha visto la mamma con i cuccioli fare il bagno nel fiume, chi narra di plantigradi ghiotti di ciliegie che ogni anno saccheggiano lo stesso albero a due passi dal paese; chi conta le pecore sgozzate, chi è rimasto chiuso una mattina intera in casa «perché l’orso era nel parcheggio dinanzi alla baita»; c’è chi l’ha visto sul pianerottolo di casa, chi rovistare nel bidone della spazzatura, per sfuggire a un esemplare qualcuno a Montagne, due passi dal Brenta, si è nascosto fra le tombe del cimitero (fortunatamente uscendone vivo…). Se l’orso saccheggia e distrugge, «Mamma provincia» paga i danni, 89 mila euro nel 2014, quasi il 100% delle richieste esaudite. Ma la misura fra la gente sembra colma: «E se ci scappa il morto chi paga?».