Treviso, padre violentava la figlia di 2 anni e mezzo e vendeva i video online in Australia

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Agosto 2019 - 19:55 OLTRE 6 MESI FA
Padre violenta figlia 2 anni e mezzo

Foto archivio ANSA

TREVISO – Un padre ha violentato la figlia di due anni e mezzo, ha filmato l’orrida scena e ha venduto i video online nella chat per pedofili in Australia. Gli agenti australiani però hanno scovato i video e hanno allertato le autorità italiane, permettendo l’avvio delle indagini che hanno portato all’arresto dell’uomo, 46 anni, nella provincia di Treviso.

Il padre della piccola vittima si è tradito da solo: pensava che con i video visti nei pc e negli smartphone dell’Australia, paese dove faceva più ‘affari’, sarebbe rimasto al sicuro.

Invece l’ha incastrato proprio la polizia australiana, che scandagliando il darknet dove si trova il peggio di internet è incappata in quei filmati, ha notato alcuni frame in cui il violentatore mostrava il volto, parlava in italiano, si lasciava scappare l’immagine della targa di un’auto. Così l’ha segnalato ai colleghi italiani. 

Subito la polizia postale, la Procura di Venezia e la squadra mobile hanno iniziato a dare la caccia al 46enne, residente in un paese nella provincia di Treviso, l’hanno trovato e l’hanno portato in carcere con le accuse di violenza sessuale aggravata e commercio di materiale pedopornografico.

L’arrestato è il padre biologico della bimba, che viveva con lui da quando la madre aveva lasciato la casa di famiglia. Le indagini sono iniziate alcuni mesi fa, mentre i video risalirebbero a circa 3 o 4 anni fa, dato che la bimba ora ha circa 6 anni. 

L’uomo utilizzava una telecamera amatoriale per riprendere le violenze, poi metteva i filmati in vendita nelle chat frequentate dai pedopornografi. In Australia la polizia era già impegnata in una vasta indagine sulla pedofilia su internet, quando, fra centinaia di video con minorenni, si è soffermata su uno dei più turpi: c’era una bambina di neppure tre anni e un adulto, che parlava in italiano, mostrava ad un certo punto il suo volto. Il resto, incrociando i dati della targa e l’accento veneto, l’ha fatto la polizia italiana

La bambina, per la quale ora si dovrà valutare l’affido a parenti o, con più probabilità, ad una comunità protetta, deve ancora essere sentita dagli inquirenti. (Fonte ANSA)