Treviso: si difendono le due educatrici accusate di aver dato schiaffi a bambini disabili

Pubblicato il 28 Giugno 2010 - 11:21 OLTRE 6 MESI FA

Le educatrici della struttura “La nostra famiglia” di Treviso si difendono dalle accuse di maltrattamenti nei confronti di bambini disabili. D.P., 32 anni di Oderzo, in provincia di Treviso, ha detto al quotidiano La Tribuna di Treviso: «Sono sorpresa, mai mi sarei aspettata una cosa del genere, accuse simili. Sorpresa, ma tranquilla: godo della stima dei genitori dei bambini che seguo». La donna è assistita dal legale Paolo Ferri. Ha detto al quotidiano: Le indagini si focalizzano sull’interpretazione del video. Video che, peraltro, esclude lesioni ai danni dei bambini. Il capo d’imputazione è intriso di giudizi, tutti da dimostrare. Il fatto di immobilizzare un bimbo non è di per sé una violenza: a volte, per farli mangiare, può essere necessario insistere. Il carattere difficile dei minori può aver determinato comportamenti da parte dell’educatore tutt’altro che futili. C’è stato un accostamento con i fatti di Pistoia: assurdo. Basti pensare che lì ci furono degli arresti, mentre in questo caso è stata applicata la misura più lieve che c’è. E che comunque impugnerò lunedì al Riesame». Intanto l’altra donna coinvolta, C.N., 36 anni, di Paese, sempre in provincia di Treviso, ha dichiarato di essere vittima di un errore di identificazione. In una nota inoltrata alla struttura ha infatti scritto: «Mi hanno convocato erroneamente per fatti non attribuibili a me».

In attesa di ulteriori chiarimenti, le due donne sono state sospese dal servizio. Ha infatti dichiarato Sergio Dugone, uno dei responsabili della struttura: «Non abbiamo mai ricevuto alcuna precedente segnalazione nei confronti delle due educatrici. Abbiamo disposto comunque la sospensione dal servizio di entrambe: ora avranno 30 giorni di tempo per presentare i loro chiarimenti. Garantiamo massima collaborazione agli inquirenti e abbiamo avviato un’indagine interna per fare luce. Massima tutela dei bambini e della loro famiglie, ma anche sostegno agli operatori e tutela dell’istituto.