Treviso, treno ostaggio di 5 immigrati per un’ora: insulti, minacce e sputi ai passeggeri

di redazione Blitz
Pubblicato il 3 Ottobre 2017 - 12:09 OLTRE 6 MESI FA
Treviso, treno ostaggio di 5 immigrati per un'ora: insulti, minacce e sputi ai passeggeri

Treviso, treno ostaggio di 5 immigrati per un’ora: insulti, minacce e sputi ai passeggeri (Foto d’archivio)

TREVISO – In cinque hanno tenuto per un’intera ora in ostaggio un treno e i suoi passeggeri, compreso il capotreno, insultando e aggredendo chiunque dicesse qualcosa. I cinque, tutti giovani stranieri “visibilmente alterati”, riferisce Marco Filippi su La Tribuna di Treviso, hanno anche svuotato un estintore, sputato, insultato e minacciato i viaggiatori che hanno tentato di calmarli. E’ accaduto la sera di sabato 30 settembre su un convoglio della linea Venezia-Bassano, tra le stazioni di Castelfranco Veneto e Castello di Godego.

Quando finalmente è arrivata una pattuglia dei carabinieri i cinque si sono dati alla fuga, alcuni calandosi dai finestrini del treno fermo alla stazione di Castello di Godego (Treviso). Alcuni di loro sarebbero stati fermati e identificati dai militari.

E’ un vero e proprio viaggio da incubo quello raccontato dai viaggiatori lì presenti, e riportato dal quotidiano trevigiano:

In treno c’erano decine di viaggiatori, in particolare trevigiani e bassanesi. Erano le 21:30 passate quando il treno proveniente da Venezia è arrivato alla stazione di Castelfranco. Lì un nutrito gruppo di giovani africani, in particolare maghrebini, visibilmente alterati, alcuni con in mano delle bottiglie di alcolici, sono entrati nel treno diretto a Bassano ed hanno subito iniziato a litigare con un giovane. Lo hanno spinto fino in fondo al treno. Del gruppo, cinque erano particolarmente esagitati. Alcuni passeggeri hanno cercato d’intervenire per calmare gli animi, ma l’opera, seppur nobile nelle intenzioni, ha soltanto contribuito ad accenderli ulteriormente.

Un 57enne di Bassano del Grappa, che rientrava con la moglie da una giornata trascorsa alla Biennale di Venezia, testimone di una vicenda “surreale”, come lui stesso la definisce, racconta quello che è successo “perché spero che non si possa più ripetere in futuro un viaggio in treno del genere”.

“Il nostro era uno di quei convogli aperti, non separati dalle porte e quindi, sporgendosi verso il corridoio si poteva vedere tutto”. Arrivato a Castello di Godego il treno s’è fermato. “Penso – continua il viaggiatore – per quasi cinquanta minuti. Il punto è che alcuni viaggiatori hanno cercato di calmare gli animi. Ma invece di quietarli, li hanno riaccesi. Ci sono state urla, spinte nei confronti dei passeggeri, qualcuno ha attivato un estintore. C’erano mamme e bambini nel convoglio. Ciò che non capisco è che più volte abbiamo attivato l’impianto di allarme il pulsante di Sos ma non funzionava. Il capotreno è intervenuto ma cosa poteva fare da solo? Mi chiedo – conclude il viaggiatore – cosa sarebbe successo se in treno ci fosse stata una ragazza sola. Si parla di sicurezza ma poi non si può viaggiare tranquilli nemmeno quando si è in treno. Spero che episodi non possano mai più ripetersi”.