Trieste. Immondizia nelle foibe: mini-discariche fra i resti umani

di Andrea Andrei*
Pubblicato il 3 Marzo 2010 - 13:17 OLTRE 6 MESI FA

Il problema dei rifiuti in Italia ha davvero superato ogni limite. Addirittura adesso riguarda anche i morti. La scoperta da parte di alcuni speleologi di immondizia fra i resti umani nella foiba “Plutone”, a Basovizza (una frazione di Trieste) ha destato scalpore, anche fra i politici. In particolare, il capogruppo dell’Udc del Veneto, Edoardo Sasco, ha presentato un’interrogazione che verrà discussa oggi in consiglio regionale. «È vergognoso che le cavità carsiche dove hanno trovato la morte migliaia di persone al termine della seconda guerra mondiale siano state trasformate in discariche abusive di tipo inquinante», ha dichiarato Sasco, «buttano dentro di tutto, e il fatto che a Trieste non ci siano discariche fa sì che ci siano persone irresponsabili che approfittano per gettare le immondizie nelle foibe».

In effetti quello dell’ “Abisso Plutone” non sembra proprio essere un caso isolato. Anzi, da alcune dichiarazioni di Leander Cunja, che fu nominato responsabile della Commissione di indagine sulle Foibe del capodistriano dal Consiglio esecutivo dell’Assemblea comunale di Capodistria, la pratica di adibire le foibe a immondezzai risale al dopoguerra, quando le cavità della zona furono usate «come discariche di varie industrie, tra le quali un salumificio».

Oltre ad essere antica, la questione delle foibe colme di rifiuti è praticamente di dominio pubblico. Intanto nella “Plutone” sono state ritrovate tre auto, quindici motorini e trentadue metri cubi di immondizie mischiati a ossa umane. «Gli immondezzai il più delle volte interessano non solo la superficie, ma soprattutto le cavità interrate del Carso, dove furono soppressi migliaia di individui, italiani e non, dalle truppe partigiane di Tito», sottolinea Sasco, «a questo punto voglio capire chiaramente qual è l’entità di questo fenomeno, chiedo sia fatto un serio monitoraggio coinvolgendo le guardie forestali della Regione. La circostanza, oltre a costituire una vera minaccia ambientale in un territorio particolarmente delicato, quale è il Carso, dove gli inquinanti finiscono nelle acque sotterranee e quindi nel mare, rappresenta una gravissima offesa nei confronti della memoria per le vittime delle foibe e per i loro familiari».

Nell’interrogazione che sottoporrà al presidente della Regione e all’assessore all’ambiente Elio De Anna, Sasco avanza due proposte: «Per prima cosa dovrebbero essere finanziati gli interventi per pulire le foibe colme di rifiuti, poi dovremmo intervenire con una legge che definisca pene esemplari per chi si comporta in modo così incivile».

Secondo i dati del Centro Studi Padre Flaminio Rocchi dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, nella sola foiba di Basovizza, una di quelle che furono utilizzate come discarica e che oggi è un monumento nazionale, trovarono la morte diverse centinaia di persone.

*Scuola di Giornalismo Luiss