La truffa del “Madoff dei Parioli”: soldi anche dalla ‘ndrangheta?

Pubblicato il 3 Aprile 2011 - 20:11 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Non solo Piromalli, non solo ‘ndrangheta. La già ampia inchiesta giudiziaria legata agli affari del ‘Madoff dei Parioli’, Gianfranco Lande, potrebbe avere aspetti ancora inediti da approfondire. Dopo la scoperta che tra i 1.200 clienti che hanno affidato a Lande e collaboratori il proprio denaro oltre a vip, aristocratici e notabili, c’erano anche esponenti del clan della ‘ndrangheta dei Piromalli, gli inquirenti stanno approfondendo gli accertamenti nell’ipotesi che per le mani del broker sia passato anche altro denaro di dubbia provenienza.

Non è un caso, infatti, se il magistrato titolare dell’ inchiesta, Luca Tescaroli, abbia ipotizzato anche il reato di riciclaggio, dopo quello di associazione per delinquere finalizzato all’abuso finanziario. Il sospetto è che dietro il grande volume di investimenti si celi un’attività di riciclaggio di denaro di provenienza illecita. Ben 14 milioni di euro – dei 170 che avrebbe complessivamente gestito il ‘Madoff de’ noantri’ – gli sarebbero stati conferiti da Antonio e Giuseppe Piromalli, nonché da Antonio Coppola, legato al clan ‘ndranghetista.

E secondo qualcuno, l’intermediario del passaggio di questa cifra potrebbe essere un commercialista già coinvolto nell’inchiesta sulla P3. Gli accertamenti della Guardia di Finanza, proprio per l’interminabile lista di investitori, sono ancora in corso e si prevede proseguiranno ancora a lungo. Con Landi sono finiti in carcere Roberto Torregiani, Giampiero Castellacci di Villanova, Andrea e Raffaella Raspi. E mentre le fiamme gialle spulciano atti, ricevute, registri, a piazzale Clodio il pm Tescaroli, ricostruito il percorso di parte del denaro affidato a Lande, lavora per preparare la rogatoria internazionale alle Bahamas, nel tentativo di recuperare una parte del tesoro: almeno il denaro investito dai Piromalli.

Due componenti della cui famiglia sarebbero finiti in prigione per minacce dopo che, scoperta la truffa, avrebbero incontrato a Roma proprio Lande chiedendogli conto dei milioni. Questi, spaventato, avrebbe telefonato ai carabinieri e fatto arrestare i due, causando indirettamente l’avvio dell’inchiesta. Nei prossimi giorni il pm inoltrerà al ministero della Giustizia la richiesta di rogatoria. E poi, tutto il resto del tesoro che sarebbe già stato individuato, a partire da proprietà immobiliari in varie città e luoghi di turismo d’elite. La settimana prossima sono previsti nuovi interrogatori.