Tutti i Cold case italiani: Simonetta Cesaroni, Valentina Salamone, Serena Mollicone…

Pubblicato il 15 Marzo 2013 - 12:15 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Simonetta Cesaroni, Valentina Salamone, Serena Mollicone, Giorgia Padoan, ecco i 14 cold case italiani. Indagini chiuse e poi riaperte a distanza di anni. Indagini talvolta riaperte e concluse anche grazie alla tecnologia. “Una lacerante attesa” per le famiglie prima di scoprire finalmente il volto del killer.

Come nel caso dell’omicidio di Simonetta Cesaroni, il delitto di Via Poma. La sua foto in costume bianco su una spiaggia romana è entrata nella memoria collettiva degli italiani. Uccisa una mattina d’agosto del 1990 a Roma con 29 coltellate e un colpo in testa. Sismi, Banda della Magliana, Vaticano, come Emanuela Orlandi le piste si sono moltiplicate nel corso degli anni. Unico indagato all’inizio delle indagini l’ex portiere Vanacaore, poi morto suicida. Dopo anni è stato condannato anche l’ex fidanzato, Raniero Busco, poi però assolto in appello.

Nella memoria collettiva degli italiani rimane la foto di Valentina Salamone. Il 24 luglio del 2010 viene ritrovata impiccata. Caso chiuso (si diceva). Suicidio (si diceva). Poi la svolta e l’arresto, soltanto pochi giorni fa, di Nicola Mancuso, ex amante accusato di aver inscenato il suicidio. L’hanno suicidata si dice ora. Come Claudia Agostini, professoressa di inglese morta nel 2003 a Roma, morta perché caduta sulle scale (si diceva), l’hanno uccisa invece sostiene la famiglia. Tv, giornali e radio spesso aiutano a riaprire le indagini. Spesso però fondamentale è l’uso delle nuove tecnologie, l’utilizzo di archivi di impronte digitali e i gruppi specializzati delle forze dell’ordine. Indagini che vengono che riaperte all’improvviso e spesso rivolte come accaduto per il caso Dina Dore o dell’infermiera Maria Teresa Dell’Unto. Nell’elenco dei cold case italiani anche Maria Scarfò, Paolo e Caterina, Alberica Filo della Torre, Maria Armando, Gianluca Pesm Liliana Grimaldi e Giuseppe Di Martino.

Altri casi continuano invece a restare nella nebbia. Come quello di Roberta Ragusa, la donna scomparsa da Gello di San Giuliano Terme (Pisa) la notte tra il 13 e il 14 gennaio o quello della scomparsa di Emanuela Orlandi.

“L’attesa e la ricerca dell’autore del delitto è stremante e avvilente – spiega la criminologa Anna M. Giannini – Oltre alla disperazione per la perdita di una persona amata ci si deve confrontare con l’amarezza per la mancanza di un colpevole. Molti possono reagire in maniera più energica, proprio perché non vogliono mollare la presa delle indagini ma è comunque lacerante”