Indiana uccisa dal marito. Il pm: “Non perché vestiva all’occidentale”

Pubblicato il 28 Maggio 2012 - 09:47 OLTRE 6 MESI FA

PIACENZA – Uccisa dal marito per gelosia, forse per altri problemi in famiglia e non perché vestiva all’occidentale: sarebbe questo il movente dell’omicidio di Kaur Balwinde, l’indiana di 27 anni strangolata dal marito, Singhj Kulbir.

L’uomo, 36 anni, operaio in un’azienda agricola di Fiorenzuola d’Arda, incensurato, avrebbe strangolato la moglie, per poi gettarla nel Po, una quindicina di giorni fa, dove è stata trovata ieri da un pescatore romeno su un argine a San Nazzaro, frazione di Monticelli d’Ongina. Ai carabinieri avrebbe ammesso la gelosia per la scelta della donna di non vivere secondo i costumi indiani.

Kaur Balwinde, 27 anni di origini indiane, scomparsa da 15 giorni dalla casa di Fiorenzuola dove viveva con il marito e un figlioletto di 5 anni, era incinta di tre mesi.

Il corpo era stato trovato appena oltre lo sbarramento sul Po di isola Serafini, dove sono accorsi i carabinieri del nucleo investigativo di Piacenza e i carabinieri di Fiorenzuola.

Il rinvenimento è stato fatto da un pescatore romeno. La donna era misteriosamente sparita di casa due settimane fa senza più dare notizie di sé. La salma era stata riconosciuta non ufficialmente perché indossava un vestito indiano del tutto simile a quello indossato da Kaur al momento della sua scomparsa.

Il sostituto procuratore della Repubblica di Piacenza Antonio Colonna, nella conferenza stampa sul delitto di Fiorenzuola d’Arda, ha escluso che la donna indiana fosse stata assassinata perché vestiva all’occidentale, come si era detto in primo momento.

Kalbir Singh dovrà rispondere delle accuse di omicidio volontario aggravato, occultamento di cadavere e se l’autopsia confermera’ che la poveretta era in stato interessante, anche di interruzione volontaria di gravidanza.

”Fin da quando la donna si era allontanata da casa – ha commentato questo pomeriggio il sostituto procuratore Antonio Colonna che ha coordinato le indagini dei carabinieri – abbiamo sospettato che non fosse fuggita. Non abbiamo pensato ad un allontanamento volontario perché aveva un bambino piccolo a casa che lo aspettava e perché non aveva portato con sè un cellulare”. Da quello che filtra dagli ambienti investigativi, in attesa di verifiche sulla gravidanza e sui ”sospetti” dell’uomo, forse buttati lì per giustificare un delitto d’impeto, c’è anche il fatto che lui non sopportava la liberta’ della donna, che parlava non solo perfettamente l’italiano, ma addirittura riusciva ad esprimersi in toscano.