Uccise la moglie poi inscenò il suicidio, offre alla famiglia di lei 50 euro al mese per risarcimento

La rabbia della famiglia: "Ci offre 50 euro al mese come mediazione. Noi non sappiamo dove sia e chi lo controlli, mentre lui sa tutto di noi".

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Settembre 2022 - 09:59 OLTRE 6 MESI FA
uccise moglie semilibertà

Uccise la moglie poi inscenò il suicidio, offre alla famiglia di lei 50 euro al mese per risarcimento (nella foto Ansa il fiume Secchia, dove fu ritrovato il corpo della vittima)

Tredici anni fa ha ucciso la moglie colpendola alla testa più volte con una pietra, poi ha cercato di nascondere l’omicidio inscenando un suicidio. Per il delitto, avvenuto a San Michele dei Mucchietti (Modena), era stato condannato a 19 anni di carcere ma oggi il 48enne è già in semilibertà, affidato in prova ai servizi sociali. Una possibilità di redenzione, ma un gesto ora fa discutere. Attraverso i propri avvocati ha infatti scritto ai genitori della donna offrendo loro 50 euro al mese “in ottica di manifestazione della volontà di avvicinamento ad un’ipotesi di mediazione penale”, ovvero una sorta di riavvicinamento tra le parti. Un gesto tutt’altro che ben accolto dai genitori della vittima.

Uccise la moglie a sassate, è in semilibertà

La madre della vittima, che dal giorno dell’omicidio della figlia sta conducendo una personale battaglia sul tema dei femminicidi, ha commentato con parole dure. In una intervista all’Ansa, la madre della trentenne uccisa torna proprio alla notte del delitto, l’11 febbraio del 2009. Il 48enne, allora perito elettronico di Sassuolo, fissò un appuntamento con la moglie nella casa dei genitori di lui, a San Michele dei Mucchietti. Al culmine di una lite, l’ennesima, l’omicidio: la donna venne colpita al capo con una pietra, nel garage della casa. L’uomo gettò poi il corpo della giovane nel fiume Secchia, tentativo di inscenare un suicidio e per fare ciò scrisse anche un biglietto d’addio, facendolo passare come opera della moglie per confermare il gesto estremo. “Dopo aver ammazzato nostra figlia ci ha chiamato prendendoci in giro – denuncia la mamma -. Abbiamo assistito alle schifezze che ha detto su di lei in tribunale e non ha mai mostrato pentimento. Oggi noi non sappiamo dove sia e chi lo controlli, mentre lui sa tutto di noi. Metti caso che noi avessimo paura? Chi ci garantisce che questo individuo non ci venga a cercare?”.

La reazione della famiglia

La madre della vittima si era già più volte espressa contro la giustizia che non ha riconosciuto la premeditazione dell’omicidio e che già ha anticipato il fine pena del 48enne al 2025 anziché al 2028 per la buona condotta durante la detenzione. “Noi non accettiamo alcuna mediazione – le parole della donna – se Manzini mi vuole incontrare lo faccia per dirmi la verità e non le frottole che ha raccontato in tribunale”.

“È già stato fortemente aiutato e ora ci arriva questa lettera per metterci al corrente che, essendo lui in questa situazione di fine pena ma in misura alternativa alla detenzione, è tenuto a dimostrarsi ben disposto verso la famiglia della vittima. A noi non interessano i soldi, abbiamo scoperto che lavora a tempo indeterminato in un’azienda, quindi la giustizia continua a prendere in giro chi ha subito”.